24 December 2011

Burocrazia: male incurabile?

Negli ultimi giorni, i mass media hanno finalmente portato alla ribalta lo scenario ancestrale in cui opera la Pubblica Amministrazione, illuminando i meccanismi di funzionamento burocratico, dai quali scaturiscono le decisioni. In particolare, la carta stampata ha iniziato a rendere pubbliche situazioni paradossali, che evidenziano, con tutta la loro forza, come la gestione della “cosa pubblica” sia frutto di una cultura amministrativa ancorata a stereotipi mentali di origine preistorica e tramandati nel tempo nel rispetto del principio che «si è sempre fatto così e bisogna continuare a farlo». Questa “miopia strategica”, che qualifica ancora oggi la maggior parte degli Amministratori, è la principale causa del malfunzionamento degli Enti Pubblici. In un contesto, come quello attuale, caratterizzato da continue e profonde trasformazioni, non è più accettabile che individui poco propensi al cambiamento abbiano la possibilità di adottare decisioni, facendo perno su strumenti obsoleti, inadatti a soddisfare le attuali esigenze. Ad oggi, gli unici risultati partoriti sono stati quelli di aver costretto i Cittadini a privarsi di risorse per finanziare perpetuamente una macchina burocratica improduttiva di servizi per loro. Focalizzando l’attenzione sulle conseguenze che il comportamento della Pubblica Amministrazione ha prodotto in questi anni, è razionale porsi, almeno, l’interrogativo sul sistema premiante dei manager pubblici: da un lato risulta che gli obiettivi sono stati raggiunti e, dall’altro, i problemi sono sempre da risolvere. L’ottusità mentale che regna all’interno dell’Organizzazione Pubblica impedisce di sfruttare avanzate tecniche di gestione per indirizzare le decisioni verso la produzione di un benessere collettivo permeato da servizi efficaci ed efficienti. Forse, è arrivato il momento di lasciare ampio spazio ad altri soggetti capaci di percepire in anticipo i problemi per individuare soluzioni ottimali foriere di benefici per i Cittadini e l’Amministrazione che li rappresenta. Si tratta delle vere risorse umane il cui onere non si configura come “costo del personale”, ma come “rendimento del capitale intellettuale”. Se l’intenzione è, invece, quella di andare avanti così, sfruttando le opportunità offerte da una cultura mentale antiquata e burocratica, allora non è necessario sforzarsi più di tanto per individuare la terapia più appropriata per curare il problema perché, come afferma in un suo scritto ANDROS: «La burocrazia è un tumore a un cervello che non c’è» («Un libro per riflettere» - Albalibri Editore, 2006). 
Autore: Emanuele COSTA
Pubblicato su: Il Secolo XIX del 02 febbraio 2008 con il titolo «Come si può battere la piaga della burocrazia»

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