14 July 2016

Economia immaginaria: utopia o triste realtà? (prima parte)

Non passa giorno senza un bombardamento a tappeto, da parte dei media (social o meno), sullo stato in cui versa la situazione economico/finanziaria del Paese. Ovviamente, per la componente governativa, tutto sta procedendo secondo i piani, ossia al meglio. I provvedimenti di matrice maggioritaria stanno producendo quegli effetti positivi per i quali sono stati faticosamente approvati. In altre parole, non solo si incomincia a scorgere la luce in fondo al tunnel, anzi l'Italia ne è già fuori e si sta incamminando, anche se lentamente, verso la ripresa economica. E' solo una questione di tempo, si tratta di avere ancora un po' di pazienza. Peccato che, come spesso accade, non sia fornita anche la dimensione temporale necessaria affinché quella pazienza diventi, finalmente, un brutto ricordo. Per i detrattori, al contrario, le norme emanate in materia economica non si stanno convertendo in benefici tangibili. I sospirati miglioramenti della congiuntura tardano a verificarsi o, nel caso di un leggero segnale di ripresa, si tratta solo di un cosiddetto "fuoco di paglia" destinato a spegnersi al primo alito di vento. Chi ha ragione? E' nella normalità delle cose che ogni colore politico cerchi di tirare l'acqua al proprio mulino, in modo da tentare di amicarsi le simpatie del Cittadino, visto non come soggetto con bisogni da soddisfare, ma come individuo in grado di esprimere una preferenza in prospettiva della prossima consultazione elettorale. E' il classico gioco delle parti. Se si invertono i ruoli, il risultato non cambia! E' giunta l'ora di prendere coscienza che ogni decisione governativa, qualunque sia la tessera politica di appartenenza, sembra sempre più fondata sul principio della "eterogenesi dei fini", coniata dal filosofo tedesco Wilhelm Maximilian WUNDT per definire "conseguenze non intenzionali di azioni intenzionali". In altre parole, si prendono decisioni con scopi ben precisi che si risolvono in tutt'altro, spesso nel loro contrario. Per uscire da questo meccanismo, può essere utile stimolare la propria immaginazione e porsi qualche domanda, anche provocatoria, fuori da qualsiasi schema stereotipato. Potrebbe essere un esercizio interessante, soprattutto con la prospettiva di non illudere quella massa di giovani che, in un prossimo futuro, potrebbero trovarsi a ciondolare come anime disperate in mezzo ad una strada, in cerca di quell'Eldorado rappresentato da un posto di lavoro. Ad oggi, l'unica speranza per loro può sintetizzarsi nell'affermazione di Herbert HOOVER (trentunesimo Presidente degli Stati Uniti d'America): «Beati i giovani perché erediteranno il debito pubblico». E non è un caso se questa citazione sia stata formulata da uno statista che si è trovato ad affrontare la fase più acuta della Grande Depressione degli Anni Trenta. Un motivo ci sarà stato! - (continua).

AuthorEmanuele COSTA
Published byIl Nuovo Picchio n° 2/Febbraio 2016 con il titolo «Economia immaginaria: utopia o triste realtà (prima parte)»