26 April 2014

Quanto di roseo c'è tra le spine?

Alla fine, il risultato che ci si dovrà attendere sarà sempre lo stesso. D'altronde, quando ci si imbatte in certe operazioni lo sostiene anche la matematica, con i ritornelli imparati a memoria nei primi anni di studio alle scuole elementari. «Cambiando l'ordine dei fattori, il prodotto non cambia», recitava uno di questi. Eppure, a pensarci bene, il risultato potrebbe anche non essere diverso, ma questo non vuole dire che il procedimento adottato per raggiungerlo non abbia seguito strade differenti. In altre parole, dipende sempre e comunque dal modo in cui i passaggi sono stati collegati l'un con l'altro. Ma se il risultato è lo stesso, ha senso perdere tempo per indagare le modalità con le quali è stato ottenuto? Per alcuni, non vale la pena sforzarsi di comprendere le procedure utilizzate perché, in fondo, ciò che conta è la realizzazione dell'obiettivo prefissato. Ed è proprio tra questi detrattori che si insinua la maggioranza dei sostenitori della teoria favorevole al cosiddetto "Pollo di Trilussa". E' poco importante ragionare in termini di sacrifici, spesso costruiti ad arte sulla pelle dei Cittadini, se il bersaglio alla fine è centrato in pieno. Per altri, al contrario, anche il metodo gioca un ruolo importante ed è, spesso e volentieri, sottovalutato perché potrebbe celare verità scomode che, se fossero rese evidenti, potrebbero mettere a repentaglio il perseguimento del fine ultimo. Per queste ragioni, in politica si procede per annunci ad effetto, per colpire la sensibilità dell'anima, nell'attesa che sia il corpo a farne le spese in un secondo momento. Se poi la meta da raggiungere è quella di mantenere la stabilità di un sistema entrato in profonda crisi e collocato sotto il tiro incrociato di opinioni che ne mettono a repentaglio la sopravvivenza, allora è abbastanza chiaro comprendere perché la metodologia operativa non sia svelata affinché possa essere trasmesso il messaggio che le cose si stanno sistemando e che le strategie politiche adottate sono efficaci per tale scopo. Ecco, quindi, che qualche dubbio può legittimamente sorgere non solo sulla solidità delle fondamenta relative al futuro che si ha intenzione di costruire, ma anche sulla precarietà dell'impalcatura che dovrebbe sostenerlo durante la sua edificazione. A partire dai primi mesi dell'anno in corso, alcuni dati economici hanno iniziato a riprendersi vigorosamente: lo spread sembra aver imboccato una discesa senza freni, il cambio euro/dollaro ha manifestato segnali di stabilità, in barba ai problemi socio/economici che attanagliano l'Europa e l'indice di borsa fa presagire di essere sulla buona strada per la ripresa economica. Tutti indicatori che, in un contesto di forti e pesanti critiche verso le politiche europee e di diffidenza nei confronti della moneta unica, tendono a rinforzare la fiducia nelle Istituzioni politico/economiche, quasi a voler dimostrare che la verità è un'altra rispetto a quella prospettata dagli scettici. Sarà proprio così oppure è l'avvicinarsi della scadenza elettorale europea a far germogliare un contesto più roseo rispetto al passato?
AutoreEmanuele COSTA
Pubblicato suIl Nuovo Picchio n° 03/Marzo 2014 con il titolo «Quanto di roseo c'è tra le spine?»

19 April 2014

Fuori da ogni evidente realtà

Non c'è niente di più interessante e intrigante di assistere, in qualità di osservatore esterno e neutrale, ai preparativi che precedono una campagna elettorale. Interessante perché, come qualsiasi attività che esuli dal personale core business, consente di cogliere involontariamente alcuni elementi che caratterizzano il comportamento organizzativo dei candidati. Intrigante perché, al di là del coinvolgimento umano in un processo strategico, dà l'opportunità di presenziare in prima persona alla stesura di un documento, che definirlo "programma" rappresenta un insulto all'intelligenza di chi dovrà decidere come orientare la preferenza il giorno delle elezioni. Quindi, appare evidente come il buon esito di una competizione elettorale ruoti intorno ad una sorta di "dichiarazione di intenti", per la redazione della quale è, oggi, sempre più di moda affidarsi ad un consulente esterno, così come un'impresa di successo si rivolge ad un esperto di marketing per programmare il lancio, la promozione, il packaging, il posizionamento e la successiva penetrazione di un prodotto sul mercato. Il paragone testé presentato, tuttavia, si presta ad alcune osservazioni. In primo luogo, esiste una sostanziale differenza tra una persona candidata per una lista ed un'impresa. Se qualcuno ha individuato la diversità nel fatto che un individuo è un essere umano mentre un'impresa è una organizzazione (materiale, ma costituita anche da risorse umane), può tranquillamente tirare un sospiro di sollievo: ha preso una cantonata! L'elemento discriminante consiste nell'appendice "di successo". Infatti, mentre un'impresa che sopravvive nella giungla concorrenziale (a maggior ragione in un contesto globalizzato come quello attuale) può, senza ombra di dubbio, essere considerata tale, lo stesso può dirsi per un candidato? Può colui che aspira a guidare un Paese definirsi "vincente" in uno scenario in cui, per convincere gli elettori, non ha fatto ricorso ad aspetti caratterizzanti la sua personalità, ma ha "barato", fornendo un'immagine non veritiera ed un prodotto virtuale creati ad hoc da un esperto? In secondo luogo, è così pregnante e fondamentale rivolgersi a terzi per delineare le linee guida di un progetto per il futuro? Quali capacità innate sarà in grado di esternare un candidato simile una volta impossessatosi del potere? Sarebbe come promuovere un alunno facendolo passare per il "primo della classe" (e, quindi, un potenziale "talento") dopo che lo stesso ha superato un esame copiando! Si potrebbe affermare che si tratta di uno "studente modello" e, quindi, capace e meritevole? Infine, cosa qualifica un consulente come "esperto"? L'essere impegnato costantemente sul campo, in uno specifico settore di interesse che lo rende conteso, a suon di parcelle, tra concorrenti oppure l'essere in cerca di occupazione e prestarsi a fornire consigli nella speranza di ricevere (in caso di vittoria alle elezioni) un incarico a spese dei Cittadini per lo svolgimento di una attività per la quale esiste già un ufficio e dei dipendenti preposti a quel lavoro? Ecco, quindi, che da questa breve analisi gli elettori possono iniziare ad avere qualche elemento aggiuntivo per implementare le loro valutazioni, coadiuvandoli a leggere, con spirito critico, ogni "programma di mandato" per comprendere se gli ingredienti sono stati appropriatamente combinati tra loro oppure se si è trattato di una ratatouille o, peggio, di un minestrone di idee prive di alcun collegamento logico e, conseguentemente, insostenibili. La cosa triste è che ogni candidato generalmente si sforza persino di essere preciso, dettagliando nei minimi particolari linee di condotta che si impegnerà a portare avanti in caso di vittoria. Se ci fosse la possibilità di interloquire con simili individui durante la preparazione di questo documento, l'economista John Von NEUMANN direbbe: «Non ha alcun senso essere precisi, quando non si sa nemmeno di che cosa si sta parlando!». In altre parole, sarebbe come leggere un volume dove i diversi capitoli non sono concatenati tra loro, sviluppando una trama avvincente, ma sarebbero la risultante di estrapolazioni di frammenti appartenenti a libri aventi tematiche diverse. Non ci sarebbe alcun filo logico da seguire, perché le fantasie formulate sarebbero confusionarie, non realizzabili e, quindi, prive di credibilità. Ora vi chiedo: "Comprereste un'opera letteraria simile?". Potete anche non rispondere immediatamente, perché prima dovete compiere la vostra scelta, andando a votare. State tranquilli, esercitare questo diritto/dovere non costa nulla, pagherete dopo.
AutoreEmanuele COSTA
Pubblicato suwww.tigulliana.org (nella Rubrica "Diritto di Parola") del 19 aprile 2014 con il titolo «Fuori da ogni evidente realtà»

5 April 2014

La libertà di espressione non ha prezzo!

Il processo di globalizzazione ha prodotto nella società contemporanea sensibili cambiamenti negli stili di vita dei Cittadini. E' opinione diffusa consolidata come questa apertura al mondo esterno sia la principale responsabile degli attuali problemi economico/sociali. Nulla di più fantasioso si insinua in questa credenza popolare! Infatti, un processo di cambiamento indotto da forze non controllabili implica necessariamente un mutamento radicale nei comportamenti organizzativi, in modo da adeguare il modus vivendi a ciò che richiede il nuovo scenario di riferimento. Il meccanismo di adattamento, però, è duplice. Esso consiste, da un lato, in una reazione, quando si subisce la metamorfosi in atto e, dall'altro, in una azione, quando si partecipa attivamente al nuovo corso. Non è un caso, quindi, se è proprio tra coloro che rispondono passivamente al cambiamento che si trovano i principali detrattori del fenomeno della globalizzazione. Con questo non si vuole colpevolizzare nessuno, ci mancherebbe altro. Però, una breve riflessione è d'obbligo. Se di fronte alla scoperta della ruota una persona persiste nel voler utilizzare le proprie gambe, è libera di farlo, perché nessuno gli imporrà di sfruttare un mezzo di trasporto che viaggia sulle ruote. Tuttavia, questo implica che quell'individuo non ha alcun diritto di criticare gli altri se raggiungono più velocemente, e prima di lui, un punto di arrivo. In sintesi, il processo di globalizzazione non ha fatto altro che ampliare il ventaglio di opportunità senza ostacolare ad alcuno il loro sfruttamento. Pertanto, se un soggetto non è dotato di quella abilità/capacità di trarre vantaggio da una opportunità, non è colpa di chi ha modificato lo stato dell'arte, semmai il problema consiste nell'indagare a fondo il perché quel soggetto non è stato abile/capace di salire sul mezzo di trasporto che passava di lì in quel preciso momento. Detto questo, è abbastanza evidente come il diffondersi di un'idea sbagliata su un argomento sia alla base di una pubblica opinione distorta. Ciò si verifica quando un individuo si ostina a seguire il verbo propinato dal suo "capo", senza mettere in moto quella materia grigia di cui è dotato per ragionare da solo. L'assecondare ciecamente chi crede ambiziosamente di essere un leader, senza mai metterne in discussione il pensiero, è sintomo di un difetto di personalità che spinge un soggetto a comportarsi come marionetta, lasciandosi manovrare a piacimento dal tessitore delle fila. E questa debolezza costituisce la prova provata che il virus è stato contratto. In altre parole, come sostiene il biologo Clinton Richard DAWKINS ("Viruses of the mind", 1991), le idee si propagano da mente a mente come i virus da ospite a ospite. Ciò significa che per avere successo un'idea non deve essere vera o utile purché abbia quello che serve per propagarla. Il veicolo di trasmissione è rappresentato da quell'esercito di marionette che in occasione di una competizione elettorale si prostrano di fronte al "caro leader", senza rendersi minimamente conto di essere usati all'occorrenza per fini personali e di essere stati abusati quando non più di utilità. Ecco perché la libertà di espressione non ha prezzo. L'abbandonare corpo e mente per soddisfare mire ambiziose di chi pensa di avere in tasca la ricetta della verità è la principale forma di violenza nei confronti di sé stessi. E se manca questa componente di rispetto per sé stessi in uno dei candidati della lista, come si potrà pretendere che questo abbia, un domani, rispetto degli altri, ossia dei Cittadini? Per contro, un candidato alla guida di un Paese che non accetta critiche di sorta alle sue strategie operative, quali capacità di ascolto potrà avere, un domani, verso le istanze del popolo che mira a governare? Il saper cogliere i benefici che si celano dietro ogni manifestazione di dissenso è una qualità rarissima. Ovviamente, non tutte gli appunti corrispondono a verità e, spesso, contengono errori. Se così non fosse, allora per quale ragione il poeta Rabindranath TAGORE aveva affermato: «Se si chiude la porta a tutti gli errori, anche la verità resterà fuori»? Non è un caso se qualche tempo addietro il discepolo Zilu chiese a Confucio in che modo servire il proprio principe, per ottenere come risposta: «Lungi dal volerlo ingannare, opponiti a lui quando sei nella verità» ("I Dialoghi", 479 B.C. - 221 B.C.). Per queste ovvie considerazioni, gli appartenenti all'esercito di marionette che si pongono al seguito di chi ambisce alla leadership di un Paese, invece di ingegnarsi nel riportare in maniera distorta le opinioni di terzi per il solo scopo di denigrare un oratore, dovrebbero, al contrario, imparare a far tesoro del XIII editto di Erragudi: «Un uomo non deve riverire la propria setta o disprezzare quella di un altro uomo senza ragione. Solo per ragioni ben determinate si dovrebbe disprezzare, perché le sette degli altri meritano tutte reverenza, per una ragione o per l'altra. Così facendo un uomo esalta la propria setta e nello stesso tempo rende un servizio alle sette di altre persone. Facendo il contrario, un uomo danneggia la propria setta e rende un cattivo servizio alle sette degli altri. Infatti, chi riverisce la propria setta mentre disprezza le sette degli altri per puro attaccamento alla sua, e con l'intento di accrescerne lo splendore, in realtà con questa condotta infligge alla propria setta la più grave delle ferite». A questo punto, dovrebbe essere ormai noto come comunicare con soggetti dotati di una differente cultura e saperla apprezzare non è fonte di vergogna o disonore. Lo stesso Rabindranath TAGORE aveva affermato: «Ogni prodotto umano che comprendiamo e di cui godiamo diventa immediatamente nostro, quale che sia la sua origine». Le persone dotate di un certo livello culturale sono abituate a dissentire ed è proprio quello che fanno quando se ne presenta la necessità (non l'opportunità). Per questo motivo un candidato che si appresta a guidare un Paese che non sappia cogliere il significato del dissenso non è idoneo alla carica cui ambisce, perché potrà eliminare le critiche solo adottando misure repressive, tipiche di un regime autoritario. E di questo i Cittadini è bene che ne siano consapevoli, prima di depositare la propria preferenza nell'urna.
AutoreEmanuele COSTA
Pubblicato suwww.tigulliana.org (nella Rubrica "Diritto di Parola") del 05 aprile 2014 con il titolo «La libertà di espressione non ha prezzo!»