18 May 2015

Habemus legem!

E legge fu! Senza alcun ripensamento, il Capo dello Stato ha posto la sua firma, promulgando di fatto la riforma della legge elettorale. Dal "Porcellum" all'"Italicum" il passo è stato breve. Coloro che auspicavano un rinvio alle Camere hanno dovuto tristemente prendere atto della loro delusione. C'è rimasto ancora qualcuno che soggiorna nel dubbio o nella speranza? Siamo in Italia e, come tutte le cose, la diatriba si è rivelata solo ed esclusivamente un fuoco di paglia. Le parti in causa sono riuscite a conferire importanza e a litigare su un argomento che, a ragione o a torto, fa esattamente il gioco di entrambe le forze in campo. Chi ha sostenuto con convinzione il nuovo testo di legge, ovviamente non può che decantarne il sensibile passo avanti rispetto alla precedente normativa. Chi ne ha osteggiato il percorso, si dichiara insoddisfatto e pronto a mettere di nuovo mano una volta al Governo. Gli Italiani, invece, come loro abitudine, sono rimasti alla finestra ad osservare le liti di cortile che hanno accompagnato i lavori parlamentari. Che il "Porcellum" avesse qualche difetto ormai se ne erano accorti in molti, al di là dei pareri e delle sentenze sulla costituzionalità o meno del suo articolato. Che l'"Italicum" abbia qualche imperfezione è ancora da appurare. Così come era stato per il "Porcellum" a suo tempo, occorrerà testare la legge con nuove elezioni e solo dopo averne assaporato il risultato se ne potrà valutare la bontà o meno delle sue intenzioni. E' ovvio, come sempre accade, che la compagine che risulterà vincitrice in occasione della prossima consultazione elettorale ne esalterà la validità, mentre coloro che andranno a sedersi tra i banchi dell'opposizione ne contesteranno vivacemente la legittimità. Ma questo è il gioco delle parti e chiunque è consapevole che un testo di legge sulle regole elettorali può far comodo oggi alla parte avversa rispetto a quella che ha lottato per volerla. Una cosa è certa. La legge elettorale avrà sicuramente tutti i crismi della costituzionalità. Questo, però, non vuol dire che sia in grado di garantire al Paese una governabilità seria e duratura. Queste sono peculiarità che non appartengono all'immaterialità del dettato normativo, ma alla consistenza etica e morale delle persone che andranno ad occupare posizioni di responsabilità in Parlamento e nella futura compagine esecutiva. Ed i politici che saranno chiamati a deliberare sulle sorti del Bel Paese saranno scelti dagli Italiani, con il loro voto, indipendentemente da qualsivoglia testo di legge elettorale in vigore ed al di là di candidati "a posto" o imposti dai vertici di partito. L'importante è poi accettare il risultato che uscirà dalle urne e smetterla, una volta per tutte, di piagnucolare per aver scelto erroneamente il destino del proprio Paese.


AuthorEmanuele COSTA
Published byIl Nuovo Picchio n° o4/Aprile 2015 con il titolo «Habemus legem!»