27 August 2013

Once upon a time

Once again, Italy reached its target! As usual, it has revealed to the world that it is not able to change its bad customs. The "caryatids" confirmed to have the same age of the artistic, cultural and historical heritage. However, if the latter is invaluable and represents a domestic pride, the meaning is not the same if one considers the political class, coming from Archaic era, which still claims, with unbelievable strength, to impose its law. For this reason, those who are champing at the bit to way out from prehistoric philosophies, are immediately elected to the position of sacrificial lamb, to allow them to be slowly purified from the circle of the living dead. Few month ago, the Horror Museum reopened its doors, attracting the best of what there was outside. Now it perfectly exhibits a partial renewed collection of artworks, which are able to inflict the worst of what citizens might expect. The new archaeology curator has attempted to root out those bad habits that, in the past, prevented the regular business. However, he was not sufficiently strong to eliminate them. The webs once removed, easily tend to build again, obscuring the view to young elected people, who mistakenly believed to come into a glass building. On the contrary, nothing new can arise. Brontosauruses may not have the force of withstanding to a so strong and violent shock. The threat consists of a future extinction. Anyone who allows to introduce a change, would end up being accused of trying to subvert law and order and takes the risk of being discredited by the media pillory. Since the first day, it must be clear that the mummification procedures of activities must last at least five years, that is the right period of time that velociraptors need to appropriate of all benefits. It is not so important if, in the meantime, the reality knocks insistently at the door, begging for remarkable changes. Once polls finally closed, the putrefaction processes become irreversible and it is no longer permissible any proposal which loudly asks to uncover the sarcophagus. The spectrum of a sacrilege will wave on the horizon with the risk of reviving old ghosts. It is very hard to say if and when this nightmare will end. One hopes it takes place soon, before the world exhumes the remains and draw up a brief press release: "Once upon a time Italy".
AuthorEmanuele COSTA
Published byIl Nuovo Picchio n° 05/Maggio 2013 with the title «C'era una volta»

20 August 2013

Made in Italy

Non passa giorno senza che i media nazionali pubblichino in prima pagina a caratteri cubitali o urlino i titoli dagli schermi televisivi per evidenziare la drammatica situazione economica che, ormai da anni, sta attraversando l'Italia. Se poi, tra la notizia di un nuovo balzello e lo spreco di risorse pubbliche, ci si concentra alcuni istanti sull'argomento disoccupazione, i dati evidenziano, quasi beffardamente, un incremento a fronte di vistosi e simmetrici cali sul fronte dell'economia e della finanza. Una crescita del tasso di disoccupazione con tanto di segni più davanti da fare invidia a molti, se non fosse per il fatto che si tratta di una informazione che illustra l'andamento di un evento negativo e non un segnale di benessere collettivo. Se ancora ci si cala all'interno della fattispecie, circoscrivendola all'intorno della generazione più giovane, allora il velo pietoso non avrebbe la lunghezza sufficiente per coprire interamente la superficie poliedrica del fenomeno. Ma in Italia, è noto, si attende sempre che i problemi esplodano, manifestando tutta la loro potenza distruttiva, piuttosto che metterli in conto anticipatamente per affrontarli con la dovuta serenità, sperimentarne soluzioni e risolverli tempestivamente con competenza e l'ausilio di strumenti adeguati. Al contrario, si preferisce la tipica improvvisazione "Made in Italy", un marchio di fabbrica che contraddistingue la politica italiana, l'unico brevetto privo di valore, un copyright che nessuno al mondo si permette di imitare. Nel Bel Paese, prima di affrontare seriamente una questione è necessario attendere che l'acqua arrivi alla gola, per poi giustificare ogni decisione sciagurata con la scusa dell’urgenza. Lo stivale non è mai stato in grado di rappresentare un vantaggio competitivo rispetto agli altri partner europei. Loro hanno capito che la nostra debolezza si insinua nello sponsor di "chissenefrega", consapevoli che in Italia il gioco preferito è quello dello scarica barile sul malcapitato di turno che segue a ruota. Per catturare l'attenzione è necessario provocare, scuotere le coscienze, generare degli shock per costringere le persone a trovarsi di fronte alle conseguenze negative cui si rischia di andare incontro piuttosto che al fatto compiuto. Come procedere in questa direzione? E’ molto semplice! Non servono saggi od esperti di alto profilo, perché appartengono a quella generazione responsabile degli attuali disastri e sono privi di quella conoscenza necessaria per affrontare i problemi usando il linguaggio moderno. E' sufficiente porsi delle domande, banali, ma allo stesso tempo pungenti su aspetti comportamentali che essendo entrati a far parte della quotidianità familiare, neppure ci si fa più caso, perché la routine ha la proverbiale capacità di non creare fastidiosi problemi. Infatti, perché preoccuparsi quando la pratica del "tirare a campare" ci fornisce la sensazione di star bene? In questo caso, non occorre chiederlo a chi ci ha preceduto e/o governato. Non occorre perdere tempo e risorse pubbliche a nominare saggi od esperti di comprovata esperienza (forse in tema di generazione di problemi, piuttosto che di una loro risoluzione). La risposta la si può trovare osservando a quale punto siamo arrivati dopo aver compiuto tanti sacrifici.
AutoreEmanuele COSTA
Pubblicato suIl Nuovo Picchio n° 06-07/Giugno-Luglio 2013 con il titolo «Focus sul Made in Italy»

10 August 2013

Tassa che ti passa

Nelle ultime settimane si è assistito, con crescente intensità, alle più svariate e colorite diatribe innescate dall'applicazione di un tributo: la famigerata TARES, acronimo di TAssa Rifiuti E Servizi. Un balzello piombato al rallenty sugli Enti Locali e automaticamente scaricato a velocità supersonica sul destinatario finale: il Cittadino. Un ulteriore tributo legiferato a livello centrale in barba a quel principio di autonomia finanziaria della Autonomie Locali mai completamente realizzato e sempre più orientato a sostenere quello imperniato sulla finanza derivata. In questo modo, l'hobby dello "scarica barile" ha potuto perpetuare la sua esistenza e costituisce, da sempre, un ottimo paravento per quei Governi che, per evitare di dover essere sanzionati dai propri elettori, ribaltano sulla periferia amministrativa la responsabilità delle decisioni di aumentare la pressione tributaria. La "patata bollente" è così passata nelle mani delle Amministrazioni Locali che non sono state capaci di fare altro che dare attuazione, sic et simpliciter, alla norma. Sarebbe stato troppo difficile e faticoso studiare soluzioni alternative in grado di limitare l'oppressione fiscale sui contribuenti. Un comportamento organizzativo orientato in questa direzione avrebbe richiesto di "scomodare" i responsabili, invitandoli ad investigare sui centri di costo ed analizzare ogni singola voce spesa nel profondo. Infatti, la "pericolosità" di una simile azione avrebbe potuto fare emergere oneri non solo inutili e superflui, per evitarne in futuro la loro ridondante ripetizione, ma anche non imputabili direttamente ai costi di erogazione di un servizio per il quale la legge richiede l'integrale copertura. Se un'indagine così prospettata fosse stata messa in pratica, avrebbe imposto un insieme articolato e complesso di operazioni con un potenziale unico beneficiario finale: il Cittadino. Tuttavia, questo maniacale interesse verso il contribuente avrebbe potuto rompere equilibri interni, perché sarebbe stato necessario mettere in moto ingranaggi arrugginiti dalla prassi, con il rischio di ingrippare tutta l'impalcatura burocratica che poggia solidamente sulle fondamenta della disorganizzazione generalizzata. Pertanto, il rischio calcolato sarebbe stato quello di mandare in stallo l'intera attività amministrativa, creando l'alibi per accusare gli Amministratori di indebita ingerenza nella gestione. Peccato, che questa forma di invadenza è, invece, sempre ben accetta quando si tratta di demandare la responsabilità di competenza a terzi, attraverso deliberazioni politiche su fatti gestionali. Ed è proprio grazie a questo modus operandi che a farne le spese è sempre lui: il Cittadino. Un personaggio che, nel pensiero politico, si materializza come oggetto del desiderio più sfrenato solo quando gli si deve "umilmente" chiedere di aprire il portafoglio. In questa circostanza, senza ombra di dubbio, tutte le abilità, capacità e competenze riescono ad emergere come d'incanto, perché è di vitale importanza riuscire ad individuare nuove e moderne tecniche comunicative per potersi prendere gioco del contribuente ed offendere la sua intelligenza. Diventa così necessario ingegnarsi per cercare di confonderlo con acrobatici giri di parole in prospettiva di lubrificarlo per bene prima di penetrare a fondo nelle sue tasche. Se poi a questo divertimento perverso vogliono essere della partita altre componenti del panorama politico, che risvegliati dal prurito della primavera elettorale escono magicamente dal loro letargo, allora le tecniche di adescamento di gruppo rischiano di cadere in allucinanti e volgari promesse destinate a rimanere sterili manifesti propagandistici. Rimane solo da augurarsi che coloro che un domani saranno chiamati a decidere le sorti del loro futuro non cadano in questo abile tranello tessuto da menti machiavelliche. Occorre prendere coscienza che il Cittadino merita rispetto e non vuole più essere l'ingrediente principale per la preparazione di un banchetto di cui non ne ha mai assaporato i benefici, ma vuole sedersi direttamente al tavolo perché, a pensarci bene, è l'unica persona titolata a nutrirsi di ciò che ha contribuito a cucinare.
AutoreEmanuele COSTA
Pubblicato suwww.tigulliana.org (nella Rubrica "Diritto di Parola") del 10 agosto 2013 con il titolo «Tassa che ti passa»