10 August 2013

Tassa che ti passa

Nelle ultime settimane si è assistito, con crescente intensità, alle più svariate e colorite diatribe innescate dall'applicazione di un tributo: la famigerata TARES, acronimo di TAssa Rifiuti E Servizi. Un balzello piombato al rallenty sugli Enti Locali e automaticamente scaricato a velocità supersonica sul destinatario finale: il Cittadino. Un ulteriore tributo legiferato a livello centrale in barba a quel principio di autonomia finanziaria della Autonomie Locali mai completamente realizzato e sempre più orientato a sostenere quello imperniato sulla finanza derivata. In questo modo, l'hobby dello "scarica barile" ha potuto perpetuare la sua esistenza e costituisce, da sempre, un ottimo paravento per quei Governi che, per evitare di dover essere sanzionati dai propri elettori, ribaltano sulla periferia amministrativa la responsabilità delle decisioni di aumentare la pressione tributaria. La "patata bollente" è così passata nelle mani delle Amministrazioni Locali che non sono state capaci di fare altro che dare attuazione, sic et simpliciter, alla norma. Sarebbe stato troppo difficile e faticoso studiare soluzioni alternative in grado di limitare l'oppressione fiscale sui contribuenti. Un comportamento organizzativo orientato in questa direzione avrebbe richiesto di "scomodare" i responsabili, invitandoli ad investigare sui centri di costo ed analizzare ogni singola voce spesa nel profondo. Infatti, la "pericolosità" di una simile azione avrebbe potuto fare emergere oneri non solo inutili e superflui, per evitarne in futuro la loro ridondante ripetizione, ma anche non imputabili direttamente ai costi di erogazione di un servizio per il quale la legge richiede l'integrale copertura. Se un'indagine così prospettata fosse stata messa in pratica, avrebbe imposto un insieme articolato e complesso di operazioni con un potenziale unico beneficiario finale: il Cittadino. Tuttavia, questo maniacale interesse verso il contribuente avrebbe potuto rompere equilibri interni, perché sarebbe stato necessario mettere in moto ingranaggi arrugginiti dalla prassi, con il rischio di ingrippare tutta l'impalcatura burocratica che poggia solidamente sulle fondamenta della disorganizzazione generalizzata. Pertanto, il rischio calcolato sarebbe stato quello di mandare in stallo l'intera attività amministrativa, creando l'alibi per accusare gli Amministratori di indebita ingerenza nella gestione. Peccato, che questa forma di invadenza è, invece, sempre ben accetta quando si tratta di demandare la responsabilità di competenza a terzi, attraverso deliberazioni politiche su fatti gestionali. Ed è proprio grazie a questo modus operandi che a farne le spese è sempre lui: il Cittadino. Un personaggio che, nel pensiero politico, si materializza come oggetto del desiderio più sfrenato solo quando gli si deve "umilmente" chiedere di aprire il portafoglio. In questa circostanza, senza ombra di dubbio, tutte le abilità, capacità e competenze riescono ad emergere come d'incanto, perché è di vitale importanza riuscire ad individuare nuove e moderne tecniche comunicative per potersi prendere gioco del contribuente ed offendere la sua intelligenza. Diventa così necessario ingegnarsi per cercare di confonderlo con acrobatici giri di parole in prospettiva di lubrificarlo per bene prima di penetrare a fondo nelle sue tasche. Se poi a questo divertimento perverso vogliono essere della partita altre componenti del panorama politico, che risvegliati dal prurito della primavera elettorale escono magicamente dal loro letargo, allora le tecniche di adescamento di gruppo rischiano di cadere in allucinanti e volgari promesse destinate a rimanere sterili manifesti propagandistici. Rimane solo da augurarsi che coloro che un domani saranno chiamati a decidere le sorti del loro futuro non cadano in questo abile tranello tessuto da menti machiavelliche. Occorre prendere coscienza che il Cittadino merita rispetto e non vuole più essere l'ingrediente principale per la preparazione di un banchetto di cui non ne ha mai assaporato i benefici, ma vuole sedersi direttamente al tavolo perché, a pensarci bene, è l'unica persona titolata a nutrirsi di ciò che ha contribuito a cucinare.
AutoreEmanuele COSTA
Pubblicato suwww.tigulliana.org (nella Rubrica "Diritto di Parola") del 10 agosto 2013 con il titolo «Tassa che ti passa»

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