21 March 2015

Alleggerimento monetario per chi?

La missione “Qe” è iniziata! Con l’operazione di alleggerimento quantitativo, il cosiddetto “quantitative easing” (“Qe”) secondo la terminologia anglosassone, la Banca Centrale Europea si prefigge l’ambizioso target di uscire dalla recessione e, nello specifico, dalla deflazione, sperando di riportare la crescita dei prezzi dall’area negativa ad un più “normale” due per cento annuo. L’effetto primario era scontato e pare ampiamente realizzato: una riduzione del rendimento dei titoli di Stato. Occorre però sgomberare il campo dalle illusioni. Il calo dei tassi conseguenti all’operazione di acquisto massiccio da parte delle Banche Centrali non corrisponde ad una migliore performance della situazione economica nazionale, ma solo ed esclusivamente ad un aumento del prezzo cui sono quotati i bond governativi per effetto di un parallelo incremento della loro domanda sul mercato. In altre parole, tassi di interessi più bassi sono solo il frutto di una sensazione e non il risultato di un dato di fatto. E’ come aver iniettato morfina nel corpo del sistema economico. Potrà sembrare che la situazione sia in via di miglioramento, mentre la congiuntura reale rimane negativa. Non serve drogare il mercato per farlo apparire profondamente migliore di quello che, al contrario, rispecchia la realtà. Se la riduzione virtuale dei tassi di interesse può essere tradotto, sulla carta, in un minore onere finanziario sui titoli del debito pubblico, è importante comprendere come sarà destinato il corrispondente risparmio di spesa. E questo può seguire due strade differenti. Da un lato, può contribuire a ridurre lo stock di titoli in circolazione, attraverso un loro rimborso anticipato (che, alle quotazioni attuali, è poco appetibile ... bisognava pensarci qualche anno fa, quando tassi di interesse bassi erano affiancati a quotazioni depresse). Dall’altro, può spingere il Governo a finanziare altre spese, con il rischio che, in futuro, la dimensione del debito pubblico sia aumentata a dismisura, vanificando il temporaneo beneficio del “quantitative easing”. E’ dal lontano 1996 che i tassi di interesse, salvo una breve parentesi, sono andati riducendosi, eppure nessun beneficio ha fatto seguito. Anzi, la spesa pubblica è aumentata, così come l’entità del debito pubblico. Ed i risultati raggiunti sono, oggi, sotto gli occhi di tutti! All’epoca non c’era lo strumento dell’alleggerimento quantitativo messo in campo dalla Banca Centrale Europea, oggi esiste. Servirà a qualcosa oppure si tradurrà nel classico “buco nell’acqua” in puro stile italiano? L’augurio è che allo strumento dell’alleggerimento quantitativo non faccia seguito un analogo alleggerimento del portafoglio delle famiglie italiane, costrette da sempre a pagare gli errori di decisioni sbagliate o di risultati contrari a quelle che erano le più rosee aspettative.

AuthorEmanuele COSTA
Published byIl Nuovo Picchio n° o2/Febbraio 2015 con il titolo «Alleggerimento monetario per chi?»