10 April 2012

Serve un nuovo Patto di Stabilità e Crescita

Ad Aquisgrana, in occasione della consegna del premio "Charlemagne 2011" all'attuale governatore della Banca Centrale Europea [all'epoca dell'articolo era Jean-Claude TRICHET - nda] il presidente della Commissione europea, José Manuel BARROSO, ha sottolineato che l'indebolimento del Patto di Stabilità e Crescita equivale ad «una mancanza di solidarietà verso il progetto europeo e verso le nuove generazioni». Ormai sono più di dieci anni che si parla di Patto di Stabilità. In questo lasso di tempo, anziché apportare degli accorgimenti alle politiche economiche in modo da avvicinare o centrare gli obiettivi originariamente prefissati, sono state spesso modificate le regole del gioco. Operando in questa direzione, il cambiamento dei parametri e meccanismi di calcolo, a politiche economiche immutate, ha consentito all'obiettivo di andare incontro alle aspettative e non viceversa. A distanza di tempo, questa distorsione nel modus operandi ha fatto sorgere alcuni interrogativi, alla luce dei risultati disattesi. Infatti, se si è reso necessario ed opportuno ritoccare le regole del Patto di Stabilità e Crescita in corso d'opera, allora o non erano stati sufficientemente approfonditi i benefici che il suo rispetto avrebbe consentito di concretizzare, oppure le politiche economiche portate avanti con pervicace convinzione in tutti questi anni non sono state capaci di realizzare né la stabilità dei conti pubblici (viste le recenti crisi che hanno investito i debiti sovrani di alcuni Stati membri dell'Unione europea), né uno sviluppo economico (alla luce di miserabili tassi di crescita del Prodotto Interno Lordo). A cosa sono servite allora le politiche incentrate prevalentemente sul rigore del bilancio pubblico se poi queste non hanno mai incontrato limiti invalicabili? A cosa sono serviti i vari provvedimenti volti ad incentivare la crescita e lo sviluppo se poi oggi ci si ritrova con un esercito di disoccupati numericamente maggiore rispetto a prima? Forse sono maturi i tempi per una profonda riflessione sulla validità del Patto o sui meccanismi ai quali si è ispirato e che non hanno funzionato. In alternativa, si eviti di fare retorica, affermando di pensare alle generazioni future, continuando a sperimentare politiche economiche i cui effetti sono determinati dal manovrare una leva (economica, politica, sociale) collegata con il nulla.
Autore: Emanuele COSTA
Pubblicato su: Il Futurista del 25 luglio 2011 con il titolo «L'Unione Europea pensi a un nuovo Patto di stabilità e crescita»

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