12 January 2012

Se non si affronta il presente, sarà un museo degli orrori

L’ampia eco che le ultime vicende hanno avuto sui media nazionali ed internazionali rispecchiano fedelmente l’interesse che la compagine governativa riserva ai problemi che quotidianamente accerchiano, in un abbraccio sempre più soffocante, il sistema economico. Da una lato, la creazione di ricchezza, evidenziata dalla statistiche sul PIL (Prodotto Interno Lordo), che stenta a consolidare una direzione di marcia in salita e, dall’altro, l’aumento, ormai consuetudinario, del debito pubblico hanno esteso la crisi, contagiando la creatività nelle idee in materia di politica economica. Le ultime novità annunciate riesumano modelli di imposizione fiscale che vanno a colpire attività produttive che, invece di essere stimolate, saranno destinate a deprimersi ulteriormente. Anziché dirigere lo sguardo in avanti per guidare l’economia fuori dalla stagnazione ed elaborare nuovi strumenti per consentire l’incremento delle entrate pubbliche, senza gravare sulle tasche dei contribuenti, si continua a guardare nello specchietto retrovisore, manovrando persistentemente quella leva fiscale che rischia seriamente di innestare la retromarcia. Le entrate tributarie stanno sempre più collassando, non solo in termini quantitativi, con la complicità di una congiuntura sfavorevole, ma anche sotto il profilo qualitativo, essendo drenate per fronteggiare un servizio del debito pubblico sempre più esigente. Un loro utilizzo per offrire maggiori o migliori servizi ai Cittadini non solo è residuale, ma si configura come un miraggio ad un orizzonte che si allontana a vista. Procedendo di questo passo i nostri titoli di stato potranno reggere il confronto con i più solidi bund tedeschi, ma solo nominativamente, perché saranno metaforicamemte appellati “bung”. Di fronte ad uno scenario così poco rassicurante è naturale che si rivolga lo sguardo indietro, anziché al futuro. E’ più facile rievocare i fantasmi del passato o rispolverare gli scheletri nell’armadio, piuttosto che impegnarsi per risollevare le sorti di un tasso di fiducia che ha raggiunto il minimo storico. Non c’è da stupirsi se oggi la politica funziona in questo modo. Se si continua a rimandare il momento in cui si deciderà di affrontare con serietà il discorso sulle prospettive di crescita dell’Italia, il rischio è quello di doversi addentrare in un museo degli orrori!
Autore: Emanuele COSTA
Pubblicato su: Fare Futuro Web Magazine del 24 gennaio 2011 con il titolo «Se non si affronta il presente, sarà un museo degli orrori»

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