5 January 2012

Altro che frutta! Stiamo pagando il conto

Fa un certo effetto vedere, al di là del titolo di per sé allarmante, la copertina del 14 luglio 2011 della rivista "The Economist". E' la prova provata che un messaggio visivo colpisce il bersaglio con maggiore incisività rispetto ad un discorso articolato che si propone di esporre la medesima circostanza. Infatti, il titolo («On the edge. Why the euro crisis has just got a lost worse» - «Sul precipizio. Perché la crisi dell'euro è peggiorata»), da un lato, mette in guardia direttamente i Paesi che hanno adottato l'euro come moneta unica e, dall'altro, impatta indirettamente su tutti gli Stati membri dell'Unione Europea. La copertina, invece, non è solamente inquietante, ma univocamente indirizzata ad un solo paese dell'area euro: l'Italia! Fa impressione vedere il Belpaese raffigurato come una protesi di un precipizio che si sta sgretolando, con le due isole maggiori già in caduta libera, come a rappresentare due massi che si sono staccati dalla roccia sotto il peso schiacciante della moneta simbolo dell'euro, in un precario equilibrio sul bordo del baratro. L'Italia si trova al terzo posto nella classifica dei paesi più indebitati al mondo e questo primato mette in luce con prepotenza il rischio cui va incontro la stabilità economico/monetaria dell'Unione Europea. Tutt'altra faccenda se messa a confronto con lo stock di debito pubblico dei paesi riuniti sotto l'acronimo PIGS (Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna), che hanno già subito gli attacchi speculativi sul debito sovrano, i cui effetti, fino ad oggi, si sono propagati con minore intensità sulle altre economie europee. Se le tensioni sui mercati finanziari dovessero scaricarsi sull'Italia, si innesterebbe una reazione a catena dagli esiti imprevedibili. Occorre non solo agire tempestivamente, ma farlo anche con oculatezza e profondo senso di responsabilità, riprendendo in seria considerazione la cancellazione dei privilegi della casta, che non hanno alcuna utilità se non per i diretti interessati e concorrono esclusivamente a dilatare la dimensione della spesa pubblica oltre a gonfiare ulteriormente il debito pubblico. La recente manovra licenziata dal Governo, ormai è un dato di fatto, non va certamente nella giusta direzione. Il paradosso, osservando la copertina dell'Economist, è che questo provvedimento consentirà al paese e all'euro di fare un passo in avanti!
Autore: Emanuele COSTA
Pubblicato su: Il Futurista del 20 luglio 2011 con il titolo «Altro che frutta, stiamo pagando il conto»

No comments:

Post a Comment