21 December 2013

TARES/TARSU: dov'è l'errore?

Con l'approssimarsi del Natale non è arrivata la neve, ma l'ultima rata da pagare della TARES. Lo ha fatto in sordina, minacciando di lasciare in bianco le agognate festività di fine anno ed i sogni di migliaia di Cittadini. Il botto ha fatto immediatamente seguito, anche se non è stato quello della mezzanotte di San Silvestro a salutare la nascita del 2014. Dopo un anno trascorso ad assistere alle più o meno feroci polemiche politiche su come accomodare meglio le natiche sulle poltrone e accavallare le gambe sotto il tavolo, i Cittadini hanno dignitosamente espresso la loro contrarietà a dover essere sempre chiamati a pagare il conto, senza mai partecipare al pertinente banchetto. E così, stufi di sopportare un carico fiscale improntato sulla propaganda che "tassare è di moda", i Contribuenti sono riusciti a mettere all'angolo gli Amministratori locali, facendone emergere una imbarazzante inadeguatezza a risolvere i problemi della comunità di riferimento con lo sguardo rivolto alle esigenze dei Cittadini, non altrove. Di fronte alla protesta, hanno iniziato a venire a galla le cosiddette "verità nascoste" di un sistema legislativo, tributario, amministrativo e organizzativo, plasmato ad hoc per ribaltare sui Cittadini l'onere di una situazione che sta speditamente dirigendosi verso un collasso generalizzato. Pare, ed il condizionale è d'obbligo in mezzo a certi cavilli, che si sia aperto uno spiraglio per una riesumazione della vecchia tassa, ossia TARSU anziché TARES. Un differente acronimo per segnalare che la sostanza è simile, ma profondamente diversa, specie per ciò che concerne gli importi recapitati ai Cittadini. Sembra, infatti, assurdo che un ritorno al passato possa essere adottato solo ed esclusivamente da quelle Amministrazioni locali che, in perfetto stile "Made in Italy", non hanno ancora approvato il Bilancio di Previsione per l'anno in corso (considerando il fatto che siamo appunto alla fine dell'esercizio finanziario cui lo stesso bilancio dovrebbe riferirsi). Una beffa mirata a sancire definitivamente che il merito alberga da un'altra parte e non appartiene a quelle Amministrazioni che la prassi spesso definisce impropriamente "virtuose", avendo voluto dimostrare la loro efficienza tecnica ed operativa. Ma i fatti non lasciano alcuno scampo, mentre le storie raccontate fino ad oggi e sbandierate a suon di proclami paiono senza evidenza. Se da un lato un'Amministrazione locale avrebbe potuto adoperarsi in direzione di una differente modulazione tariffaria, riformulando adeguatamente i meccanismi di calcolo e imputazione degli oneri da coprire, evitando mirabolanti "artifizi contabili", tali da far rivoltare nella tomba i padri costituenti della contabilità, dall'altro avrebbe ugualmente potuto sfruttare la sessione dedicata all'assestamento del bilancio per migliorare la TARES, riportandola lungo le parallele di equità disegnate dalla TARSU. Ma questo non è stato fatto, facendo sorgere il legittimo sospetto di domandarsi: «Perché?». A conti fatti, l'opportunità offerta da una torta con l'ingrediente TARES era troppo ghiotta. Avrebbe potuto consentire di liberare risorse aggiuntive (oltre a quelle messe a disposizione da un'applicazione, non obbligatoria, della "addizionale IRPEF") per finanziare ciò che eventualmente, nel corso del mandato, non era stato fatto. A maggior ragione, se tutto ciò si analizza nella prospettiva che la luce in fondo al tunnel è rappresentata dall'avvicinarsi di una competizione elettorale, allora sì che il bilancio potrebbe veramente quadrare. Quindi, è alquanto triste dover appurare e, a malavoglia, prendere atto che, una volta servita la frittata su un piatto d'argento, ci si è resi conto che l'altra faccia era palesemente bruciata. Ecco perché, nello sforzo di trovare un alibi, un'Amministrazione in carica potrebbe decidere di ascoltare le sollecitazione provenienti dai Cittadini, dopo che, nel corso dell'anno, le altre forze politiche si erano prodigate con tutte le salse a loro disposizione per far comprendere che ciò che stava bollendo in pentola avrebbe potuto rivelarsi una medicina molto amara per i Cittadini. Ma ormai il pranzo è servito! La recita di un'eventuale "mea culpa" sia pubblicamente, sia a mezzo stampa, si potrebbe configurare agli occhi dei Contribuenti come esercitata a tempo ormai scaduto. Meriterebbe, quindi, di essere rispedita al mittente perché, se da un lato, si può chiamare in causa il principio ispiratore della "diligenza del buon padre di famiglia" nel programmare le finanze per l'anno futuro, dall'altro, si rischia di tralasciare volutamente le grida di allarme provenienti dal tessuto economico e sociale della Comunità amministrata. In altre parole, sarebbe come reclamare di volersi atteggiare a buon padre di famiglia senza, però, avere né moglie, né figli. E così, anziché modificare la rotta di una compagine che si sta dirigendo, con le sue forze, verso gli scogli, si sta tentando inutilmente di porvi un improvvisato rimedio, organizzando una manovra disperata affidata ad un "inchino" di scuse, dimenticandosi che la nave si è ormai incagliata ed è prossima ad affondare, con la conseguenza che nessuno potrà restituire ciò che è stato sottratto a coloro che con enormi sacrifici hanno sopportato questo superficiale disinteresse nei loro confronti. Le sorti restano, quindi, appese all'ultima speranza, così come la calza rimane agganciata al camino in attesa che i doni della Befana possano addolcire il nuovo anno e la fine delle festività. La parola, poi, sarà affidata alla giuria dei Cittadini che finalmente avranno la possibilità di sentenziare se assolvere un'Amministrazione in carica per "mancanza di TARSU" oppure condannarla senza appello in occasione della prossima consultazione elettorale. Ad oggi, non resta che aspettare gli auguri alla Cittadinanza, senza però meravigliarsi se l'Amministrazione commetterà un lapsus freudiano auspicando: «Buon NaTARES a tutti!».
AutoreEmanuele COSTA
Pubblicato suwww.tigulliana.org (nella Rubrica "Diritto di Parola") del 21 dicembre 2013 con il titolo «TARES/TARSU: dov'è l'errore?»

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