7 July 2013

C'era una volta

Ancora una volta il Bel Paese non ha saputo smentirsi: ce l'ha fatta! E' riuscito a dimostrare al mondo tutta la sua proverbiale mancanza di volontà nel cambiare cattive abitudini. Il popolo delle cariatidi ha preferito rispecchiarsi nell'età media del patrimonio artistico, culturale e storico. Tuttavia, se quest'ultimo ha un valore inestimabile e costituisce un motivo di orgoglio nazionale, lo stesso non si può dire per una classe politica di arcaica provenienza che, con inaudita forza, pretende ancora di voler dettare legge. Per questa ragione, coloro che scalpitano per fuoriuscire da filosofie di pensiero di origine preistorica, sono immediatamente eletti ad agnello sacrificale per sottoporli ad una lenta e progressiva epurazione dalla cerchia dei morti viventi. Il Museo degli Orrori ha da qualche mese riaperto i battenti, riuscendo nell'intento di attirare dentro di sé il meglio di ciò che potesse rappresentarlo all'esterno come tale. Ora è perfettamente in grado di mettere in mostra una parziale rinnovata collezione di opere d'arte capace di infliggere ai cittadini il peggio di ciò che si potessero aspettare. Il nuovo Sovrintendente all'archeologia ce l'ha messa tutta per sradicare quelle incrostazioni che, in passato, hanno impedito il regolare andamento degli affari. Non è stato però sufficientemente incisivo. Le ragnatele una volta tolte, con facilità tendono a riformarsi, offuscando la vista di quei giovani eletti che erroneamente hanno sempre creduto di poter mettere piede in un palazzo di vetro. Invece, là dentro nulla di nuovo può permettersi di nascere. I brontosauri non avrebbero la forza per sopportare uno shock così forte e violento. La minaccia sarebbe quella di una futura estinzione. Chiunque si permetta di proporre un cambio di posizione finirebbe per essere accusato di voler sovvertire l'ordine pubblico e correrebbe il rischio di essere giustiziato dalla gogna mediatica. Deve essere palesemente chiaro, fin dal primo giorno di apertura dei lavori, che i procedimenti di mummificazione delle attività devono durare almeno cinque anni, ossia il tempo necessario affinché i velociraptor possano appropriarsi di tutti i benefici. Ha poca importanza se, nel frattempo, la realtà dei fatti bussa insistentemente alla porta per implorare un significativo cambiamento di rotta. Una volta chiuse definitivamente le urne, il processo di putrefazione diventa irreversibile e non è più ammissibile qualsiasi proposta che chieda a gran voce di scoperchiare il sarcofago. Lo spettro di un sacrilegio aleggerebbe all'orizzonte con il rischio di risvegliare antichi fantasmi. Difficile dire quando e se questo incubo finirà. C'è da augurarsi possa avvenire presto, prima che spetti al mondo l'ingrato compito di riesumare ciò che resta e rilasciare un breve comunicato stampa: "C'era una volta l'Italia!".
AutoreEmanuele COSTA
Pubblicato suIl Nuovo Picchio n° 05/Maggio 2013 con il titolo «C'era una volta»

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