Inizia oggi una nuova avventura. Un'esperienza che,
come recita il titolo della rubrica, si propone l'ambiziosa finalità di
accompagnare il lettore oltre i confini dell'economia. Un compito impegnativo,
per cercare di coinvolgerlo nei ragionamenti sviluppati e, al tempo stesso,
stimolarlo ad operare una profonda riflessione sul contenuto delle materie
approfondite. Infatti, gli argomenti non approfondiranno soltanto l'alveo della
scienza economica, ma andranno anche a sconfinare nei meandri di quelle
attività che caratterizzano la società civile. Queste ultime, oggi più che mai,
hanno ripercussioni e, contemporanemente, si riverberano nel contesto della
situazione economica del Paese e delle sue componenti, siano esse Istituzioni o
singoli Cittadini. L'economia, al pari di tutte le scienze sociali, elabora
considerazioni e costruisce modelli, il cui impatto incide e plasma il
comportamento individuale dal quale percepisce, a sua volta, importanti segnali
e stimoli che consentono di verificare se ciò che è stato teorizzato ha
prodotto gli effetti sperati oppure se i risultati raggiunti si sono orientati
verso un'altra direzione. Questa è la principale incognita dell'economia e, nel
contempo, l'aspetto affascinante di una materia che deve continuamente mettere
in discussione non solo le variabili prese in considerazione, ma anche la loro
combinazione in contesti che, rispetto al passato, non sono più statici, ma in
perenne evoluzione. E così, quei confini che un modello economico aveva
contribuito faticosamente a tracciare devono, oggi, essere ridisegnati alla
luce dei mutamenti degli stili di vita, costituiti da fatti e comportamenti non
sempre prevedibili e razionali, che hanno fatto perdere progressivamente significato
alla consapevolezza di aver individuato, una volta per tutte, la formula magica
per risolvere ogni questione. L'esempio, rappresentato dalla crisi economica, è
evidente e, come ha ribadito Gianfranco FINI nel libro "L'Italia
che vorrei", «ha costretto
tutti, a cominciare dagli economisti più accreditati, a compiere uno sforzo di
analisi e di approfondimento, rimettendo in discussione paradigmi e chiavi di
lettura che, fino a poco tempo fa, sembravano ampiamente consolidate». Paul
VALERY, oltre mezzo secolo fa, ha sostenuto che «il guaio dei nostri tempi è che il futuro non è più come quello di una
volta». Pertanto, la sfida che ci attende è quella di far sì che il futuro
sia almeno migliore del passato, dove gli errori commessi possano aiutare a
riflettere, non solo per evitarne la ripetizione, ma anche per imparare a
comprendere le ragioni che stanno alla base delle convinzioni degli altri. In
alternativa, si dovrà accettare di correre il rischio di precludere ogni
possibilità di crescita culturale, facendo proprio il pensiero di Rabindranath
TAGORE: «Se si chiude la porta a tutti
gli errori, anche la verità resterà fuori».
Autore: Emanuele COSTA
Pubblicato su: Il Nuovo Picchio n° 3/Dicembre 2011 con il titolo «Oltre l'economia»
Pubblicato su: Il Nuovo Picchio n° 3/Dicembre 2011 con il titolo «Oltre l'economia»
Benvenuto nella blogosfera! ;)
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