Alla
fine, il risultato che ci si dovrà attendere sarà sempre lo stesso.
D'altronde, quando ci si imbatte in certe operazioni lo sostiene
anche la matematica, con i ritornelli imparati a memoria nei primi
anni di studio alle scuole elementari. «Cambiando
l'ordine dei fattori, il prodotto non cambia»,
recitava uno di questi. Eppure, a pensarci bene, il risultato
potrebbe anche non essere diverso, ma questo non vuole dire che il
procedimento adottato per raggiungerlo non abbia seguito strade
differenti. In altre parole, dipende sempre e comunque dal modo in
cui i passaggi sono stati collegati l'un con l'altro. Ma se il
risultato è lo stesso, ha senso perdere tempo per indagare le
modalità con le quali è stato ottenuto? Per alcuni, non vale la
pena sforzarsi di comprendere le procedure utilizzate perché, in
fondo, ciò che conta è la realizzazione dell'obiettivo prefissato.
Ed è proprio tra questi detrattori che si insinua la maggioranza dei
sostenitori della teoria favorevole al cosiddetto "Pollo
di Trilussa".
E' poco importante ragionare in termini di sacrifici, spesso
costruiti ad arte sulla pelle dei Cittadini, se il
bersaglio
alla fine è centrato in pieno. Per altri, al contrario, anche il
metodo gioca un ruolo importante ed è, spesso e volentieri,
sottovalutato perché potrebbe celare verità scomode che, se fossero
rese evidenti, potrebbero mettere a repentaglio il perseguimento del
fine ultimo. Per queste ragioni, in politica si procede per annunci
ad effetto, per colpire la sensibilità dell'anima, nell'attesa che
sia il corpo a farne le spese in un secondo momento. Se poi la meta
da raggiungere è quella di mantenere la stabilità di un sistema
entrato in profonda crisi e collocato sotto il tiro incrociato di
opinioni che ne mettono a repentaglio la sopravvivenza, allora è
abbastanza chiaro comprendere perché la metodologia operativa non
sia svelata affinché possa essere trasmesso il messaggio che le cose
si stanno sistemando e che le strategie politiche adottate sono
efficaci per tale scopo. Ecco, quindi, che qualche dubbio può
legittimamente sorgere non solo sulla solidità delle fondamenta
relative al futuro che si ha intenzione di costruire, ma anche sulla
precarietà dell'impalcatura che dovrebbe sostenerlo durante la sua
edificazione. A partire dai primi mesi dell'anno in corso, alcuni
dati economici hanno iniziato a riprendersi vigorosamente: lo spread
sembra aver imboccato una discesa senza freni, il cambio euro/dollaro
ha manifestato segnali di stabilità, in barba ai problemi
socio/economici che attanagliano l'Europa e l'indice di borsa fa
presagire di essere sulla buona strada per la ripresa economica.
Tutti indicatori che, in un contesto di forti e pesanti critiche
verso le politiche europee e di diffidenza nei confronti della moneta
unica, tendono a rinforzare la fiducia nelle Istituzioni
politico/economiche, quasi a voler dimostrare che la verità è
un'altra rispetto a quella prospettata dagli scettici. Sarà proprio
così oppure è l'avvicinarsi della scadenza elettorale europea a far
germogliare un contesto più roseo rispetto al passato?
Autore: Emanuele COSTAPubblicato su: Il Nuovo Picchio n° 03/Marzo 2014 con il titolo «Quanto di roseo c'è tra le spine?»
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