Il
processo di globalizzazione ha prodotto nella società contemporanea
sensibili cambiamenti negli stili di vita dei Cittadini. E' opinione
diffusa consolidata come questa apertura al mondo esterno sia la
principale responsabile degli attuali problemi economico/sociali.
Nulla di più fantasioso si insinua in questa credenza popolare!
Infatti, un processo di cambiamento indotto da forze non
controllabili implica necessariamente un mutamento radicale nei
comportamenti organizzativi, in modo da adeguare il modus
vivendi
a ciò che richiede il nuovo scenario di riferimento. Il meccanismo
di adattamento, però, è duplice. Esso consiste, da un lato, in una
reazione, quando si subisce la metamorfosi in atto e, dall'altro, in
una azione, quando si partecipa attivamente al nuovo corso. Non è un
caso, quindi, se è proprio tra coloro che rispondono passivamente al
cambiamento che si trovano i principali detrattori del fenomeno della
globalizzazione. Con questo non si vuole colpevolizzare nessuno, ci
mancherebbe altro. Però, una breve riflessione è d'obbligo. Se di
fronte alla scoperta della ruota una persona persiste nel voler
utilizzare le proprie gambe, è libera di farlo, perché nessuno gli
imporrà di sfruttare un mezzo di trasporto che viaggia sulle ruote.
Tuttavia, questo implica che quell'individuo non ha alcun diritto di
criticare gli altri se raggiungono più velocemente, e prima di lui,
un punto di arrivo. In sintesi, il processo di globalizzazione non ha
fatto altro che ampliare il ventaglio di opportunità senza
ostacolare ad alcuno il loro sfruttamento. Pertanto, se un soggetto
non è dotato di quella abilità/capacità di trarre vantaggio da una
opportunità, non è colpa di chi ha modificato lo stato dell'arte,
semmai il problema consiste nell'indagare a fondo il perché quel
soggetto non è stato abile/capace di salire sul mezzo di trasporto
che passava di lì in quel preciso momento. Detto questo, è
abbastanza evidente come il diffondersi di un'idea sbagliata su un
argomento sia alla base di una pubblica opinione distorta. Ciò si
verifica quando un individuo si ostina a seguire il verbo propinato
dal suo "capo", senza mettere in moto quella materia grigia
di cui è dotato per ragionare da solo. L'assecondare ciecamente chi
crede ambiziosamente di essere un leader,
senza mai metterne in discussione il pensiero, è sintomo di un
difetto di personalità che spinge un soggetto a comportarsi come
marionetta, lasciandosi manovrare a piacimento dal tessitore delle
fila. E questa debolezza costituisce la prova provata che il virus
è stato contratto. In altre parole, come sostiene il biologo Clinton
Richard DAWKINS
("Viruses
of the mind",
1991), le idee si propagano da mente a mente come i virus
da ospite a ospite. Ciò significa che per avere successo un'idea non
deve essere vera o utile purché abbia quello che serve per
propagarla. Il veicolo di trasmissione è rappresentato da
quell'esercito di marionette che in occasione di una competizione
elettorale si prostrano di fronte al "caro leader",
senza rendersi minimamente conto di essere usati all'occorrenza per
fini personali e di essere stati abusati quando non più di utilità.
Ecco perché la libertà di espressione non ha prezzo. L'abbandonare
corpo e mente per soddisfare mire ambiziose di chi pensa di avere in
tasca la ricetta della verità è la principale forma di violenza nei
confronti di sé stessi. E se manca questa componente di rispetto per
sé stessi in uno dei candidati della lista, come si potrà
pretendere che questo abbia, un domani, rispetto degli altri, ossia
dei Cittadini? Per contro, un candidato alla guida di un Paese che
non accetta critiche di sorta alle sue strategie operative, quali
capacità di ascolto potrà avere, un domani, verso le istanze del
popolo che mira a governare? Il saper cogliere i benefici che si
celano dietro ogni manifestazione di dissenso è una qualità
rarissima. Ovviamente, non tutte gli appunti corrispondono a verità
e, spesso, contengono errori. Se così non fosse, allora per quale
ragione il poeta Rabindranath
TAGORE
aveva affermato:
«Se
si chiude la porta a tutti gli errori, anche la verità resterà
fuori»?
Non è un caso se qualche tempo addietro il discepolo Zilu chiese a
Confucio in che modo servire il proprio principe, per ottenere come
risposta: «Lungi
dal volerlo ingannare, opponiti a lui quando sei nella verità»
("I
Dialoghi",
479 B.C. - 221 B.C.). Per queste ovvie considerazioni, gli
appartenenti all'esercito di marionette che si pongono al seguito di
chi ambisce alla leadership
di un Paese, invece di ingegnarsi nel riportare in maniera distorta
le opinioni di terzi per il solo scopo di denigrare un oratore,
dovrebbero, al contrario, imparare a far tesoro del XIII editto di
Erragudi: «Un
uomo non deve riverire la propria setta o disprezzare quella di un
altro uomo senza ragione. Solo per ragioni ben determinate si
dovrebbe disprezzare, perché le sette degli altri meritano tutte
reverenza, per una ragione o per l'altra. Così facendo un uomo
esalta la propria setta e nello stesso tempo rende un servizio alle
sette di altre persone. Facendo il contrario, un uomo danneggia la
propria setta e rende un cattivo servizio alle sette degli altri.
Infatti, chi riverisce la propria setta mentre disprezza le sette
degli altri per puro attaccamento alla sua, e con l'intento di
accrescerne lo splendore, in realtà con questa condotta infligge
alla propria setta la più grave delle ferite».
A questo punto, dovrebbe essere ormai noto come comunicare con
soggetti dotati di una differente cultura e saperla apprezzare non è
fonte di vergogna o disonore. Lo stesso Rabindranath
TAGORE
aveva affermato:
«Ogni
prodotto umano che comprendiamo e di cui godiamo diventa
immediatamente nostro, quale che sia la sua origine».
Le persone dotate di un certo livello culturale sono abituate a
dissentire ed è proprio quello che fanno quando se ne presenta la
necessità (non l'opportunità). Per questo motivo un candidato che
si appresta a guidare un Paese che non sappia cogliere il significato
del dissenso non è idoneo alla carica cui ambisce, perché potrà
eliminare le critiche solo adottando misure repressive, tipiche di un
regime autoritario. E di questo i Cittadini è bene che ne siano
consapevoli, prima di depositare la propria preferenza nell'urna.
Autore: Emanuele COSTA
Pubblicato su: www.tigulliana.org (nella Rubrica "Diritto di Parola") del 05 aprile 2014 con il titolo «La libertà di espressione non ha prezzo!»
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