Con l'approssimarsi del Natale non è arrivata la
neve, ma l'ultima rata da pagare della TARES. Lo ha fatto in sordina,
minacciando di lasciare in bianco le agognate festività di fine anno ed i sogni
di migliaia di Cittadini. Il botto ha fatto immediatamente seguito, anche se
non è stato quello della mezzanotte di San Silvestro a salutare la nascita del
2014. Dopo un anno trascorso ad assistere alle più o meno feroci polemiche
politiche su come accomodare meglio le natiche sulle poltrone e accavallare le
gambe sotto il tavolo, i Cittadini hanno dignitosamente espresso la loro
contrarietà a dover essere sempre chiamati a pagare il conto, senza mai
partecipare al pertinente banchetto. E così, stufi di sopportare un carico
fiscale improntato sulla propaganda che "tassare è di moda", i
Contribuenti sono riusciti a mettere all'angolo gli Amministratori locali,
facendone emergere una imbarazzante inadeguatezza a risolvere i problemi della
comunità di riferimento con lo sguardo rivolto alle esigenze dei Cittadini, non
altrove. Di fronte alla protesta, hanno iniziato a venire a galla le cosiddette
"verità nascoste" di un sistema legislativo, tributario,
amministrativo e organizzativo, plasmato ad hoc per ribaltare sui
Cittadini l'onere di una situazione che sta speditamente dirigendosi verso un
collasso generalizzato. Pare, ed il condizionale è d'obbligo in mezzo a certi
cavilli, che si sia aperto uno spiraglio per una riesumazione della vecchia
tassa, ossia TARSU anziché TARES. Un differente acronimo per segnalare che la
sostanza è simile, ma profondamente diversa, specie per ciò che concerne gli
importi recapitati ai Cittadini. Sembra, infatti, assurdo che un ritorno al
passato possa essere adottato solo ed esclusivamente da quelle Amministrazioni
locali che, in perfetto stile "Made in Italy", non
hanno ancora approvato il Bilancio di Previsione per l'anno in corso
(considerando il fatto che siamo appunto alla fine dell'esercizio finanziario
cui lo stesso bilancio dovrebbe riferirsi). Una beffa mirata a sancire
definitivamente che il merito alberga da un'altra parte e non appartiene a
quelle Amministrazioni che la prassi spesso definisce impropriamente "virtuose",
avendo voluto dimostrare la loro efficienza tecnica ed operativa. Ma i fatti
non lasciano alcuno scampo, mentre le storie raccontate fino ad oggi e
sbandierate a suon di proclami paiono senza evidenza. Se da un lato
un'Amministrazione locale avrebbe potuto adoperarsi in direzione di una
differente modulazione tariffaria, riformulando adeguatamente i meccanismi di
calcolo e imputazione degli oneri da coprire, evitando mirabolanti "artifizi
contabili", tali da far rivoltare nella tomba i padri costituenti
della contabilità, dall'altro avrebbe
ugualmente potuto sfruttare la sessione dedicata all'assestamento del bilancio
per migliorare la TARES, riportandola lungo le parallele di equità disegnate
dalla TARSU. Ma questo non è stato fatto, facendo sorgere il legittimo sospetto
di domandarsi: «Perché?». A conti fatti, l'opportunità offerta da
una torta con l'ingrediente TARES era troppo ghiotta. Avrebbe potuto consentire
di liberare risorse aggiuntive (oltre a quelle messe a disposizione da
un'applicazione, non obbligatoria, della "addizionale IRPEF")
per finanziare ciò che eventualmente, nel corso del mandato, non era stato
fatto. A maggior ragione, se tutto ciò si analizza nella prospettiva che la
luce in fondo al tunnel è rappresentata dall'avvicinarsi di una
competizione elettorale, allora sì che il bilancio potrebbe veramente quadrare.
Quindi, è alquanto triste dover appurare e, a malavoglia, prendere atto che,
una volta servita la frittata su un piatto d'argento, ci si è resi conto che
l'altra faccia era palesemente bruciata. Ecco perché, nello sforzo di trovare
un alibi, un'Amministrazione in carica potrebbe decidere di ascoltare le
sollecitazione provenienti dai Cittadini, dopo che, nel corso dell'anno, le
altre forze politiche si erano prodigate con tutte le salse a loro disposizione
per far comprendere che ciò che stava bollendo in pentola avrebbe potuto
rivelarsi una medicina molto amara per i Cittadini. Ma ormai il pranzo è
servito! La recita di un'eventuale "mea culpa" sia
pubblicamente, sia a mezzo stampa, si potrebbe configurare agli occhi dei
Contribuenti come esercitata a tempo ormai scaduto. Meriterebbe, quindi, di
essere rispedita al mittente perché, se da un lato, si può chiamare in causa il
principio ispiratore della "diligenza del buon padre di famiglia"
nel programmare le finanze per l'anno futuro, dall'altro, si rischia di tralasciare
volutamente le grida di allarme provenienti dal tessuto economico e sociale
della Comunità amministrata. In altre parole, sarebbe come reclamare di volersi
atteggiare a buon padre di famiglia senza, però, avere né moglie, né figli. E
così, anziché modificare la rotta di una compagine che si sta dirigendo, con le
sue forze, verso gli scogli, si sta tentando inutilmente di porvi un
improvvisato rimedio, organizzando una manovra disperata affidata ad un "inchino"
di scuse, dimenticandosi che la nave si è ormai incagliata ed è prossima ad
affondare, con la conseguenza che nessuno potrà restituire ciò che è stato
sottratto a coloro che con enormi sacrifici hanno sopportato questo
superficiale disinteresse nei loro confronti. Le sorti restano, quindi, appese
all'ultima speranza, così come la calza rimane agganciata al camino in attesa
che i doni della Befana possano addolcire il nuovo anno e la fine delle
festività. La parola, poi, sarà affidata alla giuria dei Cittadini che
finalmente avranno la possibilità di sentenziare se assolvere
un'Amministrazione in carica per "mancanza di TARSU" oppure
condannarla senza appello in occasione della prossima consultazione elettorale.
Ad oggi, non resta che aspettare gli auguri alla Cittadinanza, senza però
meravigliarsi se l'Amministrazione commetterà un lapsus freudiano
auspicando: «Buon NaTARES a tutti!».
Autore: Emanuele COSTA
Pubblicato su: www.tigulliana.org (nella Rubrica "Diritto di Parola") del 21 dicembre 2013 con il titolo «TARES/TARSU: dov'è l'errore?»
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