Il trascorrere del tempo è un processo lungo,
lento e, soprattutto, silenzioso. Questo comporta che quando il conto alla
rovescia sta per esaurire il proprio ticchettio, improvvisamente ci si
risveglia dal letargo per adoperarsi di buona lena a cercare di realizzare non
solo l’incompiuto, ma anche l’impensabile. Ma la storia insegna che la fretta è
sempre stata una cattiva consigliera. Capita, quindi, di ascoltare o di leggere
fino alla nausea sterili, quanto banali, scuse volte a giustificare quei comportamenti
adottati nell’esercizio del potere ed improntati al laissez faire, per poter poi scaricare le colpe su altre
circostanze che non lascerebbero tempo sufficiente per esaurire le promesse
decantate durante la competizione elettorale. Ad ogni piè sospinto, si cede con
leggerezza alla tentazione di rilasciare interviste ai cosiddetti “organi del
partito”, probabilmente dopo averle artificiosamente architettate e costruite a
priori. La finalità, ovviamente, è quella di poter essere onnipresente nell’esprimere
il proprio pensiero ed ergersi, agli occhi del Cittadino, a paladino della
difesa dei loro interessi. Se da un lato c’è chi elogia il meccanismo
elettorale vigente per i Comuni, in quanto sembra essere l’unico capace di
garantire la stabilità di un Governo, consentendogli di portare a termine il
programma elettorale senza intoppi, dall’altro c’è chi lo critica pubblicamente,
imputando ad una durata limitata la responsabilità del mancato raggiungimento
degli obiettivi, ma tralasciando il particolare di aver riposato sugli allori
per i primi quattro quinti del mandato. L’abilità di entrambi i sostenitori è
quella di imbonire il lettore chiamando in causa solo i potenziali effetti
benefici della loro opinione, dimenticandosi di enunciare quelli che possono
impattare negativamente sulla convivenza civile. Ma come dice un detto
popolare: “Non si può condannare un uomo
per quello che pensa. Si può solo sperare, per il bene di tutti, che non ci
pensi più”. E intanto, tra un’apparizione in pubblico e la successiva, tra
un’intervista e l’altra, il tempo continua inesorabilmente a passare,
calcificando nella mente dell’elettore la dimensione di quello che viene perso
per cercare di rispolverare l’immagine in vista della foto ricordo da
utilizzare per il prossimo “santino”. Ma il popolo non è così somaro come si
vorrebbe sostenere. Infatti, mentre il tempo a disposizione si accorcia in
vista della prossima campagna elettorale, la memoria del Cittadino si allunga
sempre di più. E l’elenco di ciò che è stato promesso e non mantenuto costituisce
la cartina al tornasole che consentirà al Paese di voltare pagina, provocando
la sconfitta di coloro che hanno sempre pensato di poter governare con lo
scettro dell’onnipotenza. Il politico che non è stato in grado di mantenere gli
impegni presi con la propria comunità alla fine risulterà essere stato solo di
passaggio, così come il turista che, visitando una località poco attraente,
passa e se ne va. E sarà come assistere alla caduta dei giganti o, nel senso in
cui lo si vorrà intendere, dei … “gitanti”.
Autore: Emanuele COSTA
Pubblicato su: www.tigulliana.org (nella Rubrica "Diritto di Parola") del 07 dicembre 2013 con il titolo «La caduta dei ... "gitanti"»
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