Il countdown ha
iniziato a scandire lentamente il suo inesorabile ticchettio e nessuno sa cosa
accadrà dopo l'estate. Lo si percepisce sotto diversi aspetti, più meno
evidenti. Solamente chi, con quella cattiva abitudine consolidata dalla prassi,
preferisce instancabilmente guardarsi intorno con i paraocchi potrà sentirsi libero
di affermare, con profonda convinzione, di non essersi accorto di nulla.
Peccato che le conseguenze prodotte da chi è solito orientare il proprio
atteggiamento in questa direzione siano "sotto" gli occhi di
tutti e non "di fianco". Quindi, la scusa dei paraocchi non ha
più alcuna giustificazione per reggere di fronte ad una lapalissiana realtà dei
fatti. Oggi lo scenario presenta peculiarità considerevolmente mutate rispetto
a qualche anno fa. Tuttavia, il merito non deve erroneamente essere attribuito
a qualche sparuta opera pubblica, se così la si vuole chiamare. Quest'ultima,
soprattutto in prospettiva di una competizione elettorale, è prevalentemente
realizzata per colpire "con effetti speciali" quei Cittadini,
che, da un lato, sono emotivamente impressionabili con qualcosa di "straordinario"
e, dall'altro, sono tristemente ignari che l'effetto "ordinario"
di questa scelta si ribalta sotto forma di interessi da pagare sul mutuo
contratto per finanziarla. Quindi, alla resa dei conti, ad essere colpiti
"con abili strategie" sono solo i loro portafogli. Sin dalle
prime schermaglie che precederanno la dialettica elettorale, i Cittadini
dovranno rimanere permanentemente vigili e sobri, senza farsi ubriacare da un
dolce elisir di attenzione nei confronti dei loro problemi, che rischia
poi, dopo l'apertura delle urne, di essere abilmente sostituito con un amaro
olio di ricino, attento non ai bisogni collettivi, ma alle tasche del
contribuente. Su questo fronte gli esempi si sprecano e sarà bene tenerli perennemente
in vita per evitare che la memoria li releghi, al momento del voto, nel
dimenticatoio. Infatti, se da un lato, il gioco preferito dal politico è quello
dello "scarica barile" per evitare di essere accusato di
scarsa modestia se mettesse in mostra le proprie abilità nel saper individuare
soluzioni alternative o innovative (a titolo di esempio, il riferimento può
essere associato alla "TARES"), dall'altro, questa verginità
non trova riscontro quando l'applicazione di una maggiore tassazione è demandata
ad una pura e semplice facoltà (e non derivante da un obbligo imposto da
decreti o governi) di infliggere una tassazione (in questa circostanza, a
titolo di esempio, il riferimento è, invece, alla "addizionale IRPEF").
Ben vengano, quindi, quei personaggi invisi ai centri di potere perché, essendo
liberi da qualsiasi guinzaglio politico, possono esporre pubblicamente e con
onestà intellettuale comportamenti poco trasparenti o non opportuni nella
gestione della res publica. Oggi, chiunque sia eletto alla guida di una
collettività dovrebbe essere onorato, durante una discussione sulla pubblica
piazza, di essere "mandato a quel paese" da parte di un
Cittadino, perché forse il suo attivismo o lassismo lo ha portato a meritarsi
quell'epiteto o, in alternativa, non è stato in grado di creare le premesse per
evitarlo. La reazione, però, non dovrebbe risiedere nell'adire le vie legali,
in quanto servirebbe solo a mettere in evidenza un manifesto segno di
debolezza. Occorrerebbe agire sulla propria filosofia di pensiero o sui
personali comportamenti organizzativi per cercare di comprendere le ragioni che hanno spinto quell'appartenente alla sua Comunità a proferire tali parole e,
fatto ancora più grave, sottovalutato, ignorato o non ascoltato le sue
motivazioni. Oggi, chiunque sia premiato dagli elettori a condurre un paese
dovrebbe vantarsi di "avere tra i piedi" individui che la
pensano diversamente, perché è solo dall'incontro e dallo scontro di opinioni
diverse che possono nascere soluzioni condivise. Oggi, chiunque risulti
vincitore di una campagna elettorale deve prendere coscienza che il mondo è
cambiato ed i problemi non si risolvono con l'uso (o l'abuso) di potere, ma con
la consapevolezza che ogni forma di diversità culturale rappresenta un punto di
forza, ossia un vantaggio competitivo per la crescita e lo sviluppo di una
comunità sempre più eterogenea. Oggi, chiunque abbia l'onere di governare un
paese deve saper parlare una lingua universale e non rivolgersi al pubblico
facendo uso di uno sterile ed arcaico dialetto comprensibile a pochi ed
ascoltato da nessuno. Oggi, chiunque si ritrovi al vertice di un paese, deve
iniziare a ragionare a piramide rovesciata, consapevole che è su lui che
andranno a ricadere tutte le conseguenze delle decisioni assunte ed è solo
alimentando la fiducia nei Cittadini che sarà ancora possibile garantire loro
l'esistenza di un futuro migliore.
Autore: Emanuele COSTA
Pubblicato su: www.tigulliana.org (nella Rubrica "Diritto di Parola") del 27 luglio 2013 con il titolo «Se io fossi ...»
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