Come volevasi dimostrare, non è iniettando
liquidità sul mercato che automaticamente si genera la crescita economica,
anche perché quella massa monetaria, generosamente elargita al sistema
creditizio, è servita solo ed esclusivamente a mettere in sicurezza le banche
sotto il profilo della solvibilità. Infatti, di quella immensa torta di moneta,
al sistema produttivo non è arrivata una briciola. Se, al contrario, fosse
giunto qualcosa, allora sarebbe sufficiente guardarsi intorno per appurare che
non ha indotto alcun beneficio. Quindi, c’è da chiedersi: siamo sicuri che la
BCE (Banca Centrale Europea) è intervenuta sul mercato inondando di liquidità
il sistema economico? Oppure, si è trattato di un fuoco di paglia, ossia di una
operazione mascherata da altre finalità? Sono solo esempi, ma servono per far
riflettere, il sostegno alle quotazioni dei titoli del debito pubblico è stato
immediatamente sterilizzato per evitare degenerazioni inflazionistiche. Non
solo! Ci sono altri effetti sottesi a quella operazione che anziché provocare
benefici, nel lungo periodo rischiano di aggravare ulteriormente la situazione
in cui versa il sistema economico. In primo luogo, gli interessi sul debito
sovrano non sono più riversati sul mercato (per il tramite dei soggetti che li
detenevano: banche, imprese, cittadini), ma incamerati nei forzieri
dell’Istituto Centrale Europeo che ora li ha in portafoglio, con conseguente
assorbimento di risorse dal mercato. In alternativa, per cercare di tamponare
questo inconveniente, la BCE potrebbe decidere di ricollocare sul mercato
(attraverso la loro vendita) i bond
acquistati durante il periodo in cui erano forti le tensioni indotte dalla
speculazione finanziaria internazionale. In questa circostanza, lo scenario
apparirebbe ancora più grave del precedente, poiché, oltre ad incassare gli
interessi nel frattempo maturati, realizzerebbe cospicue plusvalenze, grazie a
quotazioni ben più favorevoli rispetto a quelle esistenti all’epoca degli
acquisti. Il risultato finale sarebbe quello di drenare un’ingente massa
monetaria, aggravando la respirazione di un mercato ormai asfittico. Infine,
come ultima opzione (o, meglio, ultima spiaggia) l’Istituto guidato da Mario
DRAGHI potrebbe allungare i tempi dell’agonia per effetto della politica
monetaria messa in campo, lasciando giungere a naturale scadenza il portafoglio
costituito dai titoli del debito sovrano. In quel contesto, lo stock del debito pubblico sarebbe
rimborsato dagli Stati sovrani alla pari, con conseguente realizzazione di un
ingente surplus derivante dalla
differenza fra i corsi dei titoli al momento del loro acquisto (notevolmente al
di sotto del loro valore nominale) e quello di rimborso (pari, appunto, al loro
valore facciale). A conti fatti, sembrerebbe che la politica monetaria messa in
campo dalla BCE sia stata restrittiva, mascherata da espansiva, con il rischio
di portare il mercato verso un’ulteriore contrazione della domanda aggregata
accompagnata, questa volta a ragion veduta, da un regime inflazionistico più
elevato.
Autore: Emanuele COSTA
Pubblicato su: Il Nuovo Picchio n° 7/8 Luglio/Agosto 2012 con il titolo «Politica monetaria espansiva: giù la maschera!»
No comments:
Post a Comment