Come puntualmente accade ogni anno,
al termine di ogni stagione turistica si tirano le somme, chiudendo il
bilancio, su ciò che il Levante ligure è stato capace di offrire al gitante e
interrogandosi sulla bontà dei risultati ottenuti. Se la partita tra
ottimisti e pessimisti non vedrà mai un vincitore, al ping pong delle dichiarazioni segue, con precisione, la conversione delle parole
in numeri, per verificarne la corrispondenza biunivoca. Se da un lato, c'è chi
sostiene che il turismo sia collassato rispetto agli ultimi venti anni,
dall'altro c'è chi manifesta soddisfazione per aver registrato una crescita di
presenze a due cifre percentuali. Pertanto, di fronte al solito "balletto" dei numeri, non è mai facile comprendere chi,
alla resa dei conti, abbia ragione. Probabilmente, l'oggetto del contendere
farà presto accertare che, nel complesso, si tratti di operazioni a somma zero.
Ad uno sviluppo turistico in una località, fa eco la depressione registrata in
un'altra, con l'amara consapevolezza che, in termini comprensoriali, nessuno
può ritenersi soddisfatto. Eppure, non è difficile uscire dall'ambito del
proprio campanile per osservare, valutare e considerare il comportamento degli
operatori nelle Regioni a forte vocazione turistica. Se nella Riviera romagnola
lo slogan che ha
sintetizzato la scorsa stagione è stato "Comunicare per
accogliere", in quella ligure si è
assistito ad uno scontro generazionale tra chi desiderava un turismo
all'insegna del divertimento, trasmesso dal linguaggio dei più giovani, a chi,
invece, pretendeva un turismo improntato al riposo ed alla tranquillità,
profuso dal vocabolario dei più anziani. Se nella Riviera adriatica, per
mantenere elevati interesse e attenzione sul turismo anche in periodi di bassa
stagione, si organizzano Conferenze su quello sostenibile, per ponderare al meglio
le strategie da adottare su ciò che sarà il "turismo del futuro", in quella nostrana, al contrario, si entra in
letargo, nella speranza che, prima o poi, le cose migliorino da sole. Le
ragioni di una condotta differente rispetto ad altri trovano terreno fertile
nella nostra Regione, perché il claim che promuove il turismo adriatico non si combina con
quello in auge in
Liguria: da noi non si può comunicare, altrimenti i decibel del tono di voce potrebbero disturbare il riposo e la
tranquillità e nemmeno accogliere, perché il sorriso è elargito con parsimonia.
E poi perché preoccuparsi del "turismo del futuro" se ogni volta che si ha la possibilità di
organizzare qualcosa di innovativo, ci si volta indietro ad ascoltare le voci
che vengono dal passato?
Autore: Emanuele COSTA
Pubblicato su: Il Nuovo Levante del 06
febbraio 2009 con il titolo «Turismo: il balletto delle cifre».
Mi pare una summa di qualunquismo e confusione. A "Santa", come altrove, c'é necessità di manifestazioni e di turismo di qualità! Per i meno giovani, per i più giovani, che rappresentano il futuro che, per questo, forse, hanno necessità di ancor maggior rispetto e attenzione. Rispetto e attenzione per i giovani non indistinto, disturbante rumore, ma una qualità che li invogli, se mai, a migliorare ed essere protagonisti degli eventi, non succubi massaggiati al cervello, prima ancora che alle orecchie. Facciamo sorridere i giovani e compiacersi della loro età, promuovendone le peculiarità, spesso eccezionali (non certo becere, come oggi, qualcuno vorrebbe, facendosi passare per loro fans o amico. L' amicizia é una cosa seria.
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