Quando negli anni Settanta del secolo scorso un
Comune della Liguria era salito agli onori della cronaca, lo aveva fatto in
seguito ad un processo di ricostruzione selvaggio e indiscriminato tale da
indurre gli esperti a coniare il neologismo “rapallizzazione”, termine che trova stabile collocazione
all’interno dei dizionari della lingua italiana. Oggi, invece, il fenomeno che interessa
più da vicino un Ente Locale è quello meno conosciuto, ma più appetibile, che
tende ad associare l’estensione del suo territorio ad un “groviera” (o “gruviera”)
su scala più ampia. Poco importa se la dizione corretta è quella con la lettera
“O” o l’altra con la “U”, perché il riferimento non è ad un prodotto
alimentare Igp (Indicazione geografica protetta), ma ad una realtà meno
saporita, collocata sotto gli occhi di tutti, o meglio, le ruote e i piedi di
ognuno. Quindi, è inutile litigare sulla terminologia più opportuna da
utilizzare per descrivere la vicenda, perché in entrambi i casi le lettere rappresentano,
con una prospettiva diversa, la larghezza o la profondità della buca. Non
occorre utilizzare gli strumenti a disposizione degli esperti per rendersi
conto che le Città sono sempre più foderate di buche sia nei percorsi
carrabili, sia in quelli pedonali, perché è sufficiente osservare guidatori e
passanti quando si cimentano in slalom
acrobatici di alta tecnica per scongiurare il rischio di trovarsi catapultati
per terra al primo movimento falso. Ogni settimana un Comune denuncia mediamente
uno/due sinistri per capitomboli (prevalentemente di pedoni), con un impatto
negativo per l’Amministrazione in termini sia di immagine trasmessa/percepita,
sia economico/finanziari. In primo luogo, ogni sinistro che l’Ente Locale segnala
alla competente Compagnia di Assicurazione si ripercuote sullo stato di salute
del malcapitato, manifestando con evidenza il livello di attenzione che un
Amministratore pubblico riserva al benessere dei Cittadini e, più in generale, a
tutti coloro che, quotidianamente, percorrono le vie urbane. Eppure, uno dei
pilastri che accompagna costantemente il programma elettorale del Primo
Cittadino è l’armonico connubio che deve esistere tra lo sviluppo di una
politica turistica, che sappia accogliere il gitante in uno scenario non solo
morfologicamente affascinante, ma anche in grado di offrirgli servizi pubblici per
soddisfare le diverse esigenze, e il mantenimento di un elevato tasso di
residenzialità, capace di trattenere i Cittadini sul territorio comunale per il
buon livello della qualità della vita. In secondo luogo, ogni sinistro
processato dall’Ente implica un peggioramento del tasso di premio applicato
dalla Compagnia di Assicurazione sul valore assicurato, in quanto un rischio
più elevato di sinistrosità dei percorsi urbani (carrabili e pedonali) comporta
un potenziale maggior esborso sotto forma di risarcimento danni. E’ troppo
facile, quindi, nascondersi dietro il paravento della polizza assicurativa per
disinteressarsi allo stato di manutenzione delle strade/marciapiedi, destinando
al loro rifacimento le briciole rimaste dopo la spartizione delle risorse tra “altre
priorità” ritenute più prestigiose per l’immagine della Città, se non, forse,
per la visibilità degli Amministratori. Non serve intervenire con lavori di
manutenzione saltuari per tamponare le “ferite” che si aprono sull’asfalto o
nelle isole pedonali, dimostrando così sensibilità e interessamento alle
problematiche del territorio che si governa. E’ necessario tenere conto della ramificazione
del paese, che comprende, oltre alle vie principali, anche quelle meno
frequentate delle frazioni, intervenendo con una politica di investimento locale
strutturale, in modo da stimolare l’economia del territorio e creando, a
cascata, le premesse per tutta una serie di iniziative che impattano sul
rilancio della Città, rendendola affascinante sotto angolazioni differenti. «L’attrattività
delle città per il turismo e per gli investimenti si decide in gran parte
sulla qualità dei trasporti pubblici, dei marciapiedi, dei parchi e degli spazi
pedonali. E’ in questi luoghi che si crea l’identità della città, si corre o
si passeggia, si guarda la gente in faccia, ci si incontra e ci si siede al
bar, si ammirano le vetrine, si vivono le atmosfere, le mille luci della città»
(Tratto da: «Costruire Città senz’auto» - Dossier 2009 di Legambiente). La
programmazione degli interventi deve essere calibrata con più incisività, per evitare
che, nell’attesa che trascorra il tempo biblico necessario per assumere le
decisioni, si perda di vista la missione dell’amministrare la res publica. In alternativa, la Città
perderebbe lentamente la sua identità. Allora non sarà più possibile correre o
passeggiare per il timore di rovinare per terra, la gente non potrà più guardarsi
in faccia, ma dovrà rivolgere lo sguardo in basso per vedere dove mette i piedi
e si potrà sperare di incontrarsi, sedersi al bar, ammirare le vetrine e vivere
le atmosfere, se non si cade prima dell’appuntamento. E se l’Amministratore pubblico
illuminerà la Città con il suo linguaggio politichese per giustificare la
lentezza della macchina comunale, deve sperare che, nel frattempo, una di
queste luci, quella più importante, non si sia spenta sull’asfalto.
Autore: Emanuele COSTA
Pubblicato su: Semplice n° 6/Giugno 2009 con il titolo «Dalla rapallizzazione alla città "groviera"»