«Questa è una
storia che fa paura. Una di quelle storie in cui ci si ritrova al centro di un
intero universo sconosciuto, nero e misterioso, popolato di ombre minacciose,
di occhi che ti guardano. Tu sei lì al centro di tutto questo e non sai cosa
succede di là, che cosa accade in quel mondo, quali siano le sue regole ed i
suoi segreti». Con queste parole Carlo LUCARELLI catturava
l’attenzione dello spettatore per introdurre una puntata di “Blu Notte -
Misteri Italiani”, trasmissione mediatica di successo nella quale,
attraverso una minuziosa ricostruzione dei fatti ed il susseguirsi di colpi di
scena, cercava di fare chiarezza su alcuni episodi che hanno caratterizzato gli
anni bui della recente storia italiana. Eventi tristi, ancora oggi
caratterizzati da profili oscuri, che hanno avuto come interpreti vite umane,
sottratte al loro naturale destino, in quanto pedine involontarie di una
partita a scacchi manovrata da forze invisibili, ma tangibili. Questo, invece,
non è un racconto che fa paura, è una realtà, che a raccontarla potrebbe
indurre ad uno stiramento del viso per far scorgere un sorriso, ma che, al
contrario, rischia di provocare una paralisi facciale da far rabbrividire. Uno
scenario circondato non da ombre minacciose, ma da persone vere, dotate sia di
minuscoli occhi a lente di ingrandimento, con mansioni di preziosi osservatori
su ciò che interessa, sia di orecchie a ventosa, capaci di percepire il più
leggero alito di manifestazione della libertà di pensiero ed, al tempo stesso,
sorde agli stimoli provenienti dagli attori principali che animano l’universo
circostante. Per questa ragione si è scelto un titolo inquietante ed una
premessa a forte impatto emozionale. L’obiettivo era quello, e si spera lo sia
stato, di catturare l’attenzione oculare del lettore per spingerlo a trovare,
in queste poche righe, sia un interesse particolare in grado di farlo
riflettere in completa autonomia, sia lo stimolo a ricercare soluzioni
condivise su uno degli argomenti attualmente di moda: la gestione della
Pubblica Amministrazione. Un’Organizzazione che la dottrina aziendale
classificherebbe tra le imprese labour
intensive, mantenuta in vita con risorse finanziarie sottratte ai
Cittadini, che anno dopo anno sono sempre in attesa di ricevere servizi
efficienti e, soprattutto, risposte ai loro problemi. E’ paradossale che una
struttura nella quale migliaia di persone prestano la loro attività sia
incapace di relazionarsi con l’ambiente esterno e di costruire una tavola
rotonda permanente, per comunicare a 360° i risultati raggiunti, frutto di
deliberazioni di pochi intimi, dimostrando i benefici che il senso delle
decisioni ha prodotto per la collettività. Gli strumenti a disposizione
esistono, ma forse se ne ignorano volutamente le potenzialità, perché,
altrimenti, sarebbe difficile accettare che la non conoscenza delle fattispecie
possa aver partorito effetti che vanno ad incidere sulla sfera giuridica dei
singoli individui. L’Amministrazione Pubblica esiste, è ben lontana da essere
quell’universo sconosciuto cui si accennava sopra, non si può ignorarne la
presenza per vivere come fantasmi, ma occorre sforzarsi per farne emergere il
pensiero, fatto di regole e segreti, per essere protagonisti del suo sviluppo. In
questa direzione, la comunicazione pubblica può essere di sostegno, in quanto
facilita la comprensione delle politiche adottate dagli Amministratori,
rendendo consapevoli che ogni scelta abbia la giusta finalità e non una
secondaria che cammina da sola nel nulla, accompagnando il sorgere dei soliti
sospetti. La continua alimentazione di un flusso informativo bidirezionale
dall’interno all’esterno, potrà far germogliare quel senso di fiducia tra
quelle persone che quotidianamente affrontano, senza conoscere le finalità per
le quali agiscono, problematiche complesse, perché le norme sulla “trasparenza
amministrativa” sono applicate solo dove e quando conviene. La
comunicazione aiuta a crescere, perché solo dal confronto continuo si possono
sviluppare nuove idee per migliorare i procedimenti amministrativi e,
conseguentemente, i benefici sociali dell’azione pubblica: è necessario
riconoscere che i dipendenti sono attori e gestori del cambiamento. I risultati
raggiunti, purtroppo, non sono visibili, perché si tace per non soccombere,
evitando che la meritocrazia imbocchi il giusto sentiero di valutazione delle
prestazioni, lasciando che si manifesti in distribuzione di risorse premianti
con criteri inversamente proporzionali alle effettive capacità e competenze
professionali. Il processo di miglioramento richiede tempo e, sebbene riflesso
nell’animo di coloro che hanno a cuore il progresso della Pubblica
Amministrazione, le barriere da abbattere, in fondo, non sono poi così elevate.
Occorre eliminare alla radice le ragioni che spingono a seminare trappole per
impedire che obiettivi e risultati siano comprensibili a tutti, investendo in
risorse intellettualmente oneste affinché l’Utente finale riconosca che i
sacrifici compiuti non sono stati vani. La soluzione è alla portata di tutti e
anche se la si vuole consapevolmente ignorare per ragioni personali, che
esulano dal perseguimento dell’interesse pubblico, un piccolo passo in avanti
si può sicuramente fare. Ecco ... noi, per esempio, possiamo dar voce ai diritti
dei Cittadini!
Autore: Emanuele COSTA
Pubblicato su: Semplice n° 9/2007 con il titolo «Comunicare per crescere, tacere per nascondere»
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