Ogni
volta che si vuole presentare agli operatori del settore un approfondimento su
temi di governo della Pubblica Amministrazione, occorre sempre ponderare
attentamente il contesto sul quale le riflessioni andranno ad impattare. Se
poi le argomentazioni contengono aspetti innovativi, allora, come
d’incanto, si innalzano da ogni parte barriere culturali/mentali, il cui
potenziale esplosivo è più devastante di qualsiasi minaccia si possa trovare
lungo un percorso all’interno di un campo minato. Non sono chiare le ragioni di fondo che
innescano simili comportamenti ostili, in quanto l’innovazione si propone la
finalità di migliorare i processi gestionali e non quella di eliminare centri
di potere radicati nell’Organizzazione. Il target, infatti, è quello di
operare un’analisi critica preventiva dei procedimenti
burocratico/amministrativi, per accompagnarli progressivamente nell’alveo di
applicazione di tecniche lean thinking. Si
potranno eliminare quei colli di bottiglia che impediscono alla Pubblica
Amministrazione di considerare, almeno per una volta, efficacia, efficienza
ed economicità come “esperienze vissute” e non sempre come “obiettivi”
da realizzare. E’
opportuno precisare che, quando si affrontano certe tematiche, solitamente si
verifica una situazione in cui si è circondati da schiere di alleati, che
all’inizio incoraggiano il processo di innovazione, per poi scoprire, in sede
operativa, che si sta indossando l’abito del cavaliere solitario. Non
è un caso se Niccolò MACHIAVELLI suggerì a Lorenzo DE
MEDICI che «si dovrebbe ricordare che non c’è niente di più
difficile da programmare, di più dubbio successo e più pericoloso da compiere
che dare avvio ai cambiamenti nella costituzione di uno Stato. L’innovatore si
rende nemico di tutti coloro che prosperavano sotto il vecchio ordine e solo un
tiepido sostegno proviene da coloro che prospererebbero sotto quello nuovo». L’ostilità
manifestata da parte di coloro che Niccolò MACHIAVELLI include
tra quelli “che prosperavano sotto il
vecchio ordine” nasce dal fatto che essi temono una perdita di potere e
un calo di prestigio nell’Organizzazione, preferendo restare attaccati a vecchi
schemi di gestione, ma più familiari. Se
manca il coraggio di mettere in discussione un processo, ed il contesto di riferimento
è quello sopra illustrato, allora la meditazione che occorre stimolare trae
origine dalla preistoria e non dagli eventi meno recenti. Infatti,
quando l’innovazione è pretesa da forze esterne all’Ente si potrà
garantirne la sopravvivenza solo ricercando nuovi adattamenti, altrimenti la
resistenza porterà inevitabilmente ad un proliferare di cambiamenti generatori
di risultati sempre più imprevedibili e fonte di caos organizzativo. E’
curioso che modelli gestionali mancanti di supporto giuridico, si trovino di
fronte ostacoli privi di esistenza corporea, piuttosto che barriere costituite
da qualcosa di concretamente visibile e tangibile. In
altre parole, quando il legislatore non impone espressamente divieti, entra in
gioco il vertice politico/amministrativo per individuare veti e limiti,
piuttosto che utilizzare la creatività per approfittare delle numerose
opportunità offerte. Una
di queste è rappresentata dal controllo budgetario, che, se utilizzato
nella giusta direzione, potrà dar vita ad un circolo virtuoso capace di
verificare in anticipo i margini di successo delle aspettative. In
caso contrario, si continueranno ad affrontare i problemi quando ormai si sono
manifestati, ricorrendo a continue misure di urgenza per porre rimedio agli
effetti prodotti dagli eventi. Un
modello organizzativo costruito su queste fondamenta è tipico di quelle
Organizzazioni Pubbliche che sviluppano la propria attività secondo il
principio delle “priorità rincorse”. In
altre parole, le fasi istruttorie si esauriscono con la produzione di atti
amministrativi che non risolvono problemi, ma ne generano altri, facendo sì che
il tempo sia perennemente occupato da risorse umane impegnate a ricercare le
cause che hanno partorito divergenze rispetto alle attese. Anziché
porsi domande sul perché un procedimento è stato istruito rispettando un
particolare dettato, sarebbe opportuno chiedersi il perché sia successo: in
questo modo, l’attenzione si sposterebbe dalla persona al problema, consentendo
lo sviluppo di discussioni che possono portare a cambiamenti organizzativi. Nel contesto attuale, una struttura di
controllo a posteriori non sembra, pertanto, più adatta ad una Pubblica
Amministrazione impegnata a fornire risposte immediate ai dilemmi che da tempo
assillano la Comunità. In altri termini, non è più accettabile
attendere risposte e riceverle quando l’attenzione si è spostata su altre
questioni, altrimenti nessun output potrà essere adeguato ai bisogni
che, in quel momento, sono da soddisfare. L’Amministrazione
Pubblica dovrebbe impostare la propria attività per “priorità trascorse”,
attraverso l’implementazione di modelli che includano, nelle fasi istruttorie,
una visione prospettica dei possibili effetti che si possono manifestare. Anziché
ragionare in termini di azioni di feedback, è necessario attivarsi per
incoraggiare forze di feedforward, con le quali reazioni e risposte sono
elaborate prima ancora che i fatti si svolgano. In
quest’ottica, il Public Budgetary Control potrà coadiuvare tutta
la struttura organizzativa se sarà inteso come insieme coordinato di attività
che consentono di definire in anticipo i procedimenti
amministrativo/burocratici da sviluppare nell’esercizio futuro. Così
interpretato, si configura come il più potente strumento feedforward, a
disposizione di un Amministratore Pubblico attento alle problematiche della
Comunità di riferimento sulla quale esercita il mandato elettorale. Gli operatori del settore potranno
essere istruiti ad utilizzare l’esperienza acquisita per individuare:
- i termini del problema;
- gli eventuali impedimenti;
- le alternative possibili.
Il
personale, una volta investito della conoscenza, saprà svolgere azioni molto
più produttive potendo finalmente “usare il proprio orologio per aiutare sé
stesso ad imparare come dire che ore sono”, piuttosto che “usarlo per
dire a sé stesso che ore sono”. Le
attività di natura prospettica consentiranno di intervenire sulle variabili in
gioco, potendo scegliere tra diverse alternative, affinché sia possibile
immaginare i risultati prima che si verifichino ed affrontare i problemi prima
che sia troppo tardi.
Autore: Emanuele COSTA
Pubblicato su: Semplice n° 9/Settembre 2013 con il titolo «Il Controllo di Gestione - Public Budgetary Control»