L'essere
umano è di per sé ambiguo e misterioso. Questo punto interrogativo
che, virtualmente, si colloca sopra il capo di ciascuno non consiste
nella rappresentazione immaginaria di quel filo invisibile che, se
tagliato, consente di passare dalla dimensione terrena a quella
spirituale. E' semplicemente un simbolo che, a seconda della sua
grandezza, è in grado di conferire più o meno credibilità al
soggetto nei rapporti interpersonali. E quando si ascolta un
individuo mentre è impegnato a fornire le giustificazioni più
disparate che lo hanno indotto ad adottare un certo comportamento, in
realtà non si recepisce altro messaggio se non quello che
l'interlocutore non riesce più a sopportare il peso di
quell'incognita che staziona sopra la testa e che il trascorrere del
tempo ha contribuito ad ingigantirla. Poiché la vita terrena
consiste in un insieme di fotogrammi, che, messi in sequenza,
determinano la condotta individuale, ecco svelato uno dei misteri
esistenziali: non esistono le ragioni di una scelta, ma si possono
trovare le motivazioni che influenzano e producono una decisione. Non
è un caso se, in ambito filosofico, ragione e motivazione sono
tenute a debita distanza. La ragione consiste in una pura facoltà
che è oggetto di sfruttamento per esprimere il proprio pensiero,
rivolgendosi, principalmente, ad argomenti astratti, privi di alcun
fondamento, essendo imperniati esclusivamente su un calcolo di
convenienza. Si tratta di una caratteristica che appartiene anche al
mondo animale ed a quello artificiale. La motivazione, al contrario,
non è altro che l'espressione dei motivi che spingono un individuo a
compiere una specifica azione, ossia un insieme di stimoli che
determinano l'adozione di un comportamento. Se non si presta la
dovuta attenzione all'interpretazione del significato che le parole
vogliono dire, allora è facile essere tratti in inganno, con la
conseguenza che i fatti raccontati possono non risultare così
incontrovertibili come decantati. Ecco, quindi, che la spiegazione
della delibera di una particolare politica può non essere motivo di
orgoglio e di vanto, perché potrebbe celare un risultato
diametralmente opposto a quello che, con oculati giri di parole, si è
voluto far intendere. Quando un Amministratore pubblico esalta, con
enfasi, la realizzazione di un'opera sul territorio, spesso
tralascia, volutamente, la descrizione di particolari essenziali che
sono gravati (con certezza) sui Cittadini, per mettere in evidenza
solo gli aspetti positivi di un potenziale risultato finale (che
rimane, però, incerto). E' come se in una Città tetra ed oscura,
come era Berlino Est anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale,
il Governo dell'allora Repubblica Democratica Tedesca si fosse
vantato di aver costruito il Muro grazie al quale tutta una zona di
borderline
era stata ampiamente illuminata. Inoltre, ci sarebbe poco da
gongolarsi se, ad esempio, nel ristrutturare un'area destinata al
divertimento dei bambini, si è intervenuti in un certo modo per
scongiurare infortuni di sorta, senza però tenere conto di come
affrontare le impellenti attività ludiche degli amici a quattro
zampe per le strade cittadine. Pertanto, se da un lato può essere
accettabile e condivisibile rinunciare ad una posizione di vertice
per lasciare ampio spazio alle nuove generazioni, altrettanto
accettabile e condivisibile dovrebbe essere la speranza che i
candidati prescelti a sostenere una lista appartengano ad una leva
più giovane. In caso contrario, sarebbe come rivolgersi ad un
chirurgo estetico per una plastica facciale, in modo da risultare
agli occhi del pubblico ancora tonico e attraente, ma lasciare il
resto del corpo in uno stato flaccido e claudicante per effetto
dell'avanzare inesorabile del tempo e dell'età. La Città di oggi,
qualunque ne sia la conformazione geografica, è lasciata in balia
dello sponsor
del "chissenefrega",
facile preda di opportunismi personali o di parte e non di
opportunità da sfruttare nell'interesse generale e per il benessere
collettivo. La Città, in sintesi, è sempre più malata e deve
essere curata per evitare l'aggravarsi di una patologia che rischia
di diventare cronica. A differenza del corpo umano, la gestione del
bene pubblico non richiede l'aiuto della scienza medica. Il tessuto
economico e sociale di uno specifico territorio non ha nulla in
comune con quello cutaneo, ma se si vuole pervicacemente insistere in
questa direzione, si abbia almeno il buon senso o la decenza di non
lamentarsi se il corpo della Città collasserà sotto il peso
dell'incapacità amministrativa o, nella peggiore delle ipotesi, di
fronte all'improvvisazione dei programmi e degli interventi morirà
di infarto!
Autore: Emanuele COSTA
Pubblicato su: www.tigulliana.org (nella Rubrica "Diritto di Parola") del 15 febbraio 2014 con il titolo «Ragione e motivazione»
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