ABSTRACT
La riprogettazione di un processo amministrativo,
ma più in generale il reengineering
di qualunque procedimento, rappresenta, da sempre, un meccanismo finalizzato a
rendere snella qualsiasi attività lavorativa. A maggiore ragione si dovrebbe
operare in tal senso se l’oggetto dell’indagine ha connotati di natura
burocratica. Analizzando la mappa del percorso, che ha origine da una “decisione” (input) per arrivare a quella di “esecuzione” (output), è
possibile aggredire la durata di ogni processo, con riflessi indiretti sul
contenimento della spesa pubblica. In altre parole, è necessario ridurre
inefficienze e sprechi, prima che altre soluzioni, generalmente più dolorose
sotto l’aspetto economico/sociale, siano adottate come ultima spiaggia. Ogni
volta che si sente parlare di riorganizzazione, il pensiero si indirizza
automaticamente a quelle operazioni che investono il contenimento dei costi del
personale, facendo presagire all’orizzonte interventi di macrochirurgia
destinati ad asportare porzioni più o meno grandi di attività dal corpo
amministrativo pubblico. Infatti, è cattiva abitudine additare l’insieme delle
operazioni amministrative come la principale causa del malfunzionamento della
Pubblica Amministrazione, mentre nella realtà le patologie richiedono diagnosi
differenti. Questa è l’ottica con la quale è stata costruita l’impalcatura del
presente lavoro, nella speranza di contribuire a stimolare gli addetti ai lavori
a formulare una profonda analisi critica su quell’attività routinaria che ogni
giorno sono chiamati a svolgere.
INDICE
(1)
Introduzione – (2) Le fasi
istruttorie del processo amministrativo – (3)
L’analisi delle fasi istruttorie del processo amministrativo – (3.1)
La fase della “istruttoria decisionale” – (3.2) La fase della “istruttoria amministrativa” – (3.3) La fase della “istruttoria
tecnica” – (3.4) La fase della
“istruttoria contabile” – (4) La
tipologia dei provvedimenti amministrativi – (5) L’analisi critica del processo amministrativo – (6) L’esame di un caso concreto – (6.1) Premessa – (6.2) Lo scenario ed il periodo di analisi – (6.3) L’analisi del volume di produzione amministrativa – (6.4) L’analisi della durata
dell’istruttoria tecnica e contabile – (6.5)
L’analisi degli indici di miglioramento – (7)
Conclusioni.
(segue)
6.5 – L’analisi degli indici di miglioramento
Sulla base degli indici costruiti nel precedente
paragrafo, è possibile una loro applicazione al processo amministrativo per i
provvedimenti con aspetti contabili
(“B”). Infatti, per l’altra
tipologia di provvedimenti amministrativi, senza
riflessi contabili (“A”), la
costruzione degli indicatori non ha particolare funzione segnaletica, in
quanto, nella migliore delle ipotesi, l’istruttoria
tecnica dovrebbe concludersi in un solo giorno. Attraverso la costruzione
degli indici sopra evidenziati, è possibile mettere in luce le sacche di inefficienza presenti nelle
ultime due fasi del processo amministrativo, ricercando possibili accorgimenti
da apportare affinché se ne possa migliorare la performance, in termini di produttività, con un risparmio di
risorse temporali. Da un’analisi delle informazioni messe in evidenza dalla
costruzione degli indicatori di miglioramento del processo amministrativo (Figura n° 8), è emerso come
quest’ultimo possa essere ridotto:
- del 25% per il Settore «X»;
- del 14% per il Settore «Alfa»;
- del 30% per il Settore «Beta»;
- del 40% per il Settore «Gamma»;
- del 26% per la Direzione nel
suo complesso.
Percentuali di miglioramento che tradotte in
termini temporali, significano un risparmio di:
- quattro giorni per il
Settore «X»;
- tre giorni per il
Settore «Alfa»;
- sette giorni per il
Settore «Beta»;
- dodici giorni per il
Settore «Gamma»;
- sei giorni per la Direzione
nel suo complesso.
Da queste considerazioni è evidente come attraverso
semplici accorgimenti è possibile ottenere un miglioramento della produttività
del processo amministrativo, che si traduce in un risparmio di risorse
temporali, che possono essere destinate allo svolgimento di altre attività (Figura n° 9).
Al fine di perseguire l’obiettivo del miglioramento dell’intero processo è propedeutico procedere ad una mappatura non solo delle attività che sono svolte all’interno della Direzione presa in considerazione, ma anche predisporre una scala di priorità. Infatti, a qualsiasi processo possono essere apportate delle migliorie solo se esiste la convinzione che alcune attività che lo compongono possono mettersi in coda rispetto ad altre che richiedono una precedenza. Questo accade solo se si ha la consapevolezza di ciò che si sta facendo, valutando se il tempo di attesa non comporta peggioramenti sostanziali all’intero sistema di attività che devono essere espletate. Si potrà farlo solo se si matura la cultura di volerlo fare, avendo a cuore il continuo miglioramento delle performance, come linea guida da seguire per consentire lo snellimento dell’attività amministrativa, costituita, nella maggior parte dei casi, da operazioni ridondanti e inutili al fine del soddisfacimento dei bisogni collettivi.
7 – Conclusioni
Quando si
leggono i numerosi contributi forniti dalla dottrina sulle metodologie da
adottare per migliorare i meccanismi di funzionamento della Pubblica
Amministrazione, nella maggior parte dei casi si scopre con meraviglia che si
tratta di operazioni che richiedono, da un lato, un minimo sforzo fisico per metterle in pratica e, dall’altro, la massima attenzione in merito alle
procedure da seguire. Quindi, è naturale che chiunque possa domandarsi perché
all’interno delle Organizzazioni Pubbliche la manifestazione delle idee non possa
avere quella forza necessaria per apportare sensibili miglioramenti alle
attività svolte. Quando nella Pubblica Amministrazione si intendono apportare
delle modifiche strutturali ai processi amministrativi sviluppati al suo
interno, il principale ostacolo cui si va incontro è di natura culturale e non normativo/regolamentare o, come spesso si propaganda, burocratico/procedurale. Quello che è
messo in discussione, in altre parole, non sono le regole che governano l’agire
della Pubblica Amministrazione, ma il modus
operandi che coinvolge i comportamenti organizzativi degli attori che
recitano al suo interno. E’ necessario riuscire a far comprendere che innovare
un processo amministrativo, non significa inventarne uno nuovo. L’innovazione
nasce dalla delusione/insoddisfazione di come una serie di attività sono svolte
senza che ad esse corrisponda la finalità di perseguire uno specifico
risultato. In altre parole, non è importante ciò che il lavoro richiede di
fare, ma come lo si fa, perché spesso si perde di vista che l’obiettivo
principale della Pubblica Amministrazione, oltre al perseguimento degli
interessi generali, è quello di soddisfare nel migliore dei modi una domanda
latente o manifesta di beni/servizi che proviene dai Cittadini. Lo studio che
ha interessato il presente lavoro, si è posto il target di indagare le fasi istruttorie del processo amministrativo,
che sfocia con la adozione/produzione di un atto amministrativo. Nello
specifico, sono state analizzate le varie fasi che lo compongono per verificare
in quali emergono le principali criticità, nella prospettiva di poter adottare
tutti quegli accorgimenti necessari a ridurne gli effetti negativi. La Pubblica
Amministrazione parla per iscritto
ed è proprio attraverso i provvedimenti amministrativi che si manifesta il
comportamento degli Amministratori Pubblici nell’ottica di realizzare obiettivi
di interesse generale. E’ facilmente comprensibile come la durata del processo
amministrativo rivesta un’importanza fondamentale, in quanto i risultati
dell’azione amministrativa devono essere prodotti il prima possibile per
soddisfare le esigenze dei Cittadini. Spesso si condanna l’intero processo come
“burocratico”, addebitando
colpe/inefficienze agli operatori che sono responsabili della predisposizione e
del controllo sui provvedimenti amministrativi, ritardandone il momento dell’esecutività e, quindi, della capacità
di produrre gli effetti nascenti e conseguenti. L’analisi ha, invece, portato
alla luce altre conclusioni, ribaltando sulle diverse fasi istruttorie
l’inefficienza gestionale. In particolare:
a) sull’istruttoria decisionale,
qualora non sia sviluppata nel rispetto sia di alcuni principi cardine cui deve
ispirarsi l’azione amministrativa (buon
andamento e imparzialità), sia
degli obiettivi da realizzare cui deve ispirarsi l’agire della Pubblica
Amministrazione (soddisfacimento dei
bisogni collettivi);
b) sull’istruttoria amministrativa,
nel caso in cui si ignorano le normative/regolamenti a supporto delle decisioni
oppure non si dispone di tutte quelle informazioni utili per costruire la
motivazione a sostegno della validità (e sostenibilità) delle scelte
contemplate nel provvedimento amministrativo;
c) sull’istruttoria tecnica, nel
preciso momento in cui non si ha ben chiara, da un lato, la mappatura delle attività da svolgere e,
dall’altro, la scala di priorità
delle stesse, valutando attentamente che non
sempre la prima attività da svolgere è quella prioritaria e viceversa;
d) sull’istruttoria contabile,
quando il provvedimento amministrativo non è stato elaborato tenendo conto di
tutte quelle prescrizioni tecniche, amministrative, giuridiche e contabili
necessarie per incontrare sempre il “semaforo
verde” dai vari Uffici preposti al suo controllo.
Alla luce di
quanto esposto, è evidente come persiste l’erronea
convinzione che le attività da svolgere siano solo ed esclusivamente codificate
dalla legge e, quindi, ogni attività amministrativa abbia l’obbligo di seguire
un percorso giuridico predefinito. Se, al contrario, si analizza bene il
contenuto delle disposizioni, è facile rendersi conto che una norma è,
generalmente, emanata per il raggiungimento di uno specifico risultato: in
sintesi, l’input è la norma e
l’output
è l’obiettivo da realizzare. Quindi,
per collegare input ed output occorre saper sviluppare (e non poter
sviluppare, perché nessuno lo impedisce) attività il cui insieme coordinato
costituisce un processo amministrativo la cui organizzazione non dipende dalla
norma, ma dalla capacità di rendere snello un sistema che geneticamente è
burocratico.
Autore: Emanuele COSTA
Pubblicato su: Semplice n° 7-8/luglio-agosto 2012 con il titolo «La riprogettazione del processo amministrativo (quinta e ultima parte)»
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