La
competizione elettorale è ormai giunta al termine. Qualunque sia la
sorpresa che scaturirà dalle urne, c'è da augurarsi che non si
tratti del solito "pacco"! Miliardi di parole e centinaia
di promesse sono state, a più riprese, vomitate sul popolo, per
cercare, con le buone o le cattive, di amicarsi il prezioso sostegno
dell'ultimo indeciso. L'auspicio è che quel "tasso
di stupidità"
del Cittadino, cui abbiamo sentito più volte accennare, abbia teso
effettivamente a zero. In altre parole, si spera che l'elettore abbia
avuto la capacità autonoma (e non riflessa o riportata) di giudicare
e valutare con onestà intellettuale la bontà e la veridicità dei
proclami emanati dai diversi
competitori. Il
campo di battaglia delle sfide è stato (e se ne potrà testare la
validità dopo la proclamazione del vincitore) quello delle tasse, in
quanto argomento maggiormente percepito dai Cittadini, ormai stufi di
sentire perennemente in tasca la lunga mano dello Stato. Le tasse
rappresentano un tema di forte attualità, uno strumento di civiltà
che, se applicate e redistribuite con equità, costituiscono
l'essenza della convivenza civile di una nazione. Tuttavia, in
presenza di un debito pubblico elevato, è azzardato, se non privo di
alcun elemento di credibilità, promettere di ridurle. Nella migliore
delle ipotesi, c'è da attendersi che siano mantenute al livello
attuale, individuando nella razionalizzazione della spesa pubblica la
fonte di una progressiva riduzione dello stock
di bond
governativi in circolazione. Affermare a più riprese, senza alcun
sintomo di stanchezza, che in occasione della personale esperienza
governativa non sono mai state aumentate è ancor più grave.
Soprattutto se, osservando la situazione ereditata, ci si domanda:
"Perché, invece,
non è stato fatto?".
La risposta è semplice e rasenta la banalità, in modo che non possa
trovare albergo in quella percentuale di elettori che ostinatamente
si collocano nell'intorno, più o meno ampio, di quel citato
"coefficiente di
stupidità".
Poiché il debito pubblico ha continuato la sua corsa verso l'alto,
supportato da un deficit
mai azzerato, dovrebbe essere sufficientemente chiaro che alcune
spese siano state sostenute senza un'adeguata copertura finanziaria.
Un comportamento simile potrebbe definirsi "irresponsabile",
in quanto volutamente indirizzato a posticipare all'infinito un
problema senza mai affrontarlo direttamente per risolverlo. Durante
quel mandato governativo, si è generata una falsa sensazione di
benessere per i Cittadini, con la prospettiva, nell'ipotesi di una
mancata conferma elettorale, di poterne scaricare le colpe (così
come puntualmente è avvenuto) sugli eredi. Accusare il dottore della
"cura da cavallo"
imposta, dopo che incoscientemente ci si è dati alla pazza gioia
senza alcun riguardo per la propria salute, equivale con tutta
evidenza a parlare a vanvera. In ogni caso, la speranza è sempre
l'ultima a morire. Così se l'Italia nel recente passato ha vissuto
agonizzante attaccata ad una macchina governativa che faticosamente
l'ha mantenuta in vita, c'è da sperare che, chiunque esca vincitore
dalle urne, non decida di staccare la spina!
Autore: Emanuele COSTA
Autore: Emanuele COSTA
Pubblicato su: www.tigulliana.org (nella Rubrica "Diritto di Parola") del 16 febbraio 2013 con il titolo «L'ultima speranza»
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