Gli
Italiani, alla fine, hanno raggiunto con successo il loro obiettivo.
Hanno espletato il loro dovere civico, dimostrando che quel
"coefficiente di
stupidità" ha
teso veramente a zero. E' inutile nasconderlo, ma in qualunque
direzione si è orientata la consultazione elettorale, si è
trattato, sempre e comunque, di una espressione democratica di un
diritto riconosciuto e tutelato dalla Costituzione. Sarà quasi
impossibile dimostrare il contrario poiché, al di là degli
interessi particolari che ciascun Cittadino ha inteso difendere, ogni
persona ha manifestato la propria preferenza di voto al termine di
una campagna elettorale durante la quale ha avuto la possibilità di
ascoltare promesse mirabolanti di un futuro migliore, senza tasse,
meno burocrazia, più benessere. In altre parole, la perfetta
equazione per ottenere il permesso di vivere nell'Eldorado! Il
risultato emerso dalle urne, però, è quello di un'Italia indecisa e
divisa in tre gruppi, con un ruolo marginale, ma non determinante,
riservato al centro. Il Belpaese ha voluto "orgogliosamente"
dimostrare al mondo intero che, a parole, era fortemente intenzionato
a cambiare, ma, nei fatti, non vuole in nessun modo farlo. Chi ha
vissuto dalla nascita fino ad oggi di rendita non è disposto a
rinunciare di poterlo fare anche in futuro. Chi ha vissuto dalla
nascita fino ad oggi di speranza dovrà continuare a farlo a partire
da domani. Chi non ha potuto fare affidamento su rendite o speranza
dovrà tristemente prendere atto che non rimane altra soluzione che
andare laddove diritti e doveri sono rigorosamente riconosciuti e
rispettati. In altre parole, in qualsiasi paese civile, diverso
dall'Italia, dove tutti alla nascita si trovano di fronte alle
medesime opportunità di veder riconosciute le proprie abilità,
capacità
e competenze,
potendo così partecipare a pieno titolo alla crescita economica e
sociale della comunità di appartenenza. Chi ha contribuito a
decidere le sorti del Paese ha maturato la consapevolezza che non è
più disposto a sacrificarsi per gli altri, dovendo difendere a spada
tratta quei centri di
potere, quelle
rendite di posizione
e quegli interessi
egoistici
ottenuti nel tempo con tutte le risorse possibili, fatta eccezione di
quella che, altrove, è l'unica per ottenere qualcosa: la
meritocrazia!
Il ruolo del popolo sovrano si è, quindi, esaurito. Ora la palla
passa in mano agli Eletti che, con indifferenza e ingratitudine nei
confronti di coloro che li hanno scelti, sproloquieranno in
politichese per non decidere nulla e lasciare che il Paese vada alla
deriva. Le fondamenta dell'instabilità sono state costruite,
l'impalcatura sarà pronta a breve e gli effetti non tarderanno a
farsi sentire. La luce in fondo al tunnel,
che qualche mese fa si stava avvicinando rapidamente, ora ha assunto
connotati decisamente più chiari. Non era la via d'uscita da un
oscuro destino, ma la strada per andare ad impattare con un veicolo
di cambiamento che marciava a pieno ritmo in senso contrario. In
primavera
non si raggiungerà alcun risultato, d'estate
non si deciderà nulla perché sarà tempo di vacanze, l'autunno
busserà presto alla porta e, quando si deciderà di aprirla, ci si
renderà conto che l'inverno
è già arrivato e sotto l'albero di Natale nelle buste paga dei
lavoratori potrà mancare una voce fondamentale. Questo è il destino
che gli Italiani hanno scelto, ora spetta ai politici dimostrare che
il loro "indice
di stupidità"
non tenda all'infinito.
Autore: Emanuele COSTA
Pubblicato su: www.tigulliana.org (nella Rubrica "Diritto di Parola") del 02 marzo 2013 con il titolo «Chi causa del suo mal ...»
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