E legge fu! Senza alcun
ripensamento, il Capo dello Stato ha posto la sua firma, promulgando
di fatto la riforma della legge elettorale. Dal "Porcellum"
all'"Italicum" il passo è stato breve. Coloro che
auspicavano un rinvio alle Camere hanno dovuto tristemente prendere
atto della loro delusione. C'è rimasto ancora qualcuno che soggiorna
nel dubbio o nella speranza? Siamo in Italia e, come tutte le cose,
la diatriba si è rivelata solo ed esclusivamente un fuoco di paglia.
Le parti in causa sono riuscite a conferire importanza e a litigare
su un argomento che, a ragione o a torto, fa esattamente il gioco di
entrambe le forze in campo. Chi ha sostenuto con convinzione il nuovo
testo di legge, ovviamente non può che decantarne il sensibile passo
avanti rispetto alla precedente normativa. Chi ne ha osteggiato il
percorso, si dichiara insoddisfatto e pronto a mettere di nuovo mano
una volta al Governo. Gli Italiani, invece, come loro abitudine, sono
rimasti alla finestra ad osservare le liti di cortile che hanno
accompagnato i lavori parlamentari. Che il "Porcellum"
avesse qualche difetto ormai se ne erano accorti in molti, al di là
dei pareri e delle sentenze sulla costituzionalità o meno del suo
articolato. Che l'"Italicum" abbia qualche
imperfezione è ancora da appurare. Così come era stato per il
"Porcellum" a suo tempo, occorrerà testare la legge
con nuove elezioni e solo dopo averne assaporato il risultato se ne
potrà valutare la bontà o meno delle sue intenzioni. E' ovvio, come
sempre accade, che la compagine che risulterà vincitrice in
occasione della prossima consultazione elettorale ne esalterà la
validità, mentre coloro che andranno a sedersi tra i banchi
dell'opposizione ne contesteranno vivacemente la legittimità. Ma
questo è il gioco delle parti e chiunque è consapevole che un testo
di legge sulle regole elettorali può far comodo oggi alla parte
avversa rispetto a quella che ha lottato per volerla. Una cosa è
certa. La legge elettorale avrà sicuramente tutti i crismi della
costituzionalità. Questo, però, non vuol dire che sia in grado di
garantire al Paese una governabilità seria e duratura. Queste sono
peculiarità che non appartengono all'immaterialità del dettato
normativo, ma alla consistenza etica e morale delle persone che
andranno ad occupare posizioni di responsabilità in Parlamento e
nella futura compagine esecutiva. Ed i politici che saranno chiamati
a deliberare sulle sorti del Bel Paese saranno scelti dagli Italiani,
con il loro voto, indipendentemente da qualsivoglia testo di legge
elettorale in vigore ed al di là di candidati "a posto" o
imposti dai vertici di partito. L'importante è poi accettare il
risultato che uscirà dalle urne e smetterla, una volta per tutte, di
piagnucolare per aver scelto erroneamente il destino del proprio
Paese.
Author: Emanuele COSTA
Published by: Il Nuovo Picchio n° o4/Aprile 2015 con il titolo «Habemus legem!»
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