Il
Controllo di Gestione negli Enti Locali non consiste in un insieme di attività
a sé stanti, ma in una loro sequenza logica, interagendo a pieno titolo con
tutti i processi sviluppati internamente. Il target che l’operato del controller
si prefigge è quello di mettere in luce il livello di efficacia ed efficienza
dell’attività amministrativa, al fine di individuare e, in un secondo momento,
correggere od eliminare carenze di natura organizzativa. La finalità, per
essere realizzata, necessita della costruzione e successiva elaborazione di una
serie di report ad alto contenuto
informativo, in modo da descrivere tutte le potenziali criticità gestionali, stimolando
la ricerca di soluzioni condivise. Infatti, è grazie al reporting che tutti i dati sono raccolti e selezionati per renderli
idonei a supportare il processo decisionale, affinché si possa tradurre in
azioni che producono risultati. Il fattore economicità,
pur essendo una componente importante di qualsiasi output, riveste un ruolo “secondario”
all’interno dell’Ente Locale poiché, nella maggior parte dei casi, si tratta di
attività no profit, impostate nel
rispetto di scelte di opportunità politico/sociale. Il loro impatto in termini
di costi/benefici, quindi, può essere valutato solo figurativamente, anziché
nella volgare contrapposizione proventi/oneri o dal desueto confronto
entrate/uscite. Per realizzare gli obiettivi, che sono l’ossigeno che tiene in
vita il Controllo di Gestione, occorre attingere importanti informazioni sia
dal sistema di contabilità esistente (finanziaria
e/o economica), sia dallo sviluppo
di indicatori definiti “sensibili”. Questi
ultimi non devono assumere la forma di più o meno complesse relazioni
matematiche dalla quali far scaturire risultati da interpretare. Possono anche
consistere in documenti dalla cui combinazione contenutistica possono
estrapolarsi considerazioni più o meno argomentate, utili per analizzare lo
sviluppo di un fenomeno. In altre parole, si tratta di strumenti segnaletici
che mettono a disposizione dell’analista importanti notizie sull’andamento
della gestione, illustrando il percorso evolutivo di un avvenimento in termini
di miglioramento/peggioramento rispetto al trend
storico o prospettico. Emerge, quindi, con prepotenza la necessità di assegnare
un ruolo fondamentale all’information resource, spesso assente
negli Enti Locali, ma necessaria per una più corretta interpretazione dei dati
scaturiti dalle continue operazioni di monitoring
sulle attività. Occorre attivarsi per consentire che l’informazione alimenti
costantemente il meccanismo decisionale, fornendo elementi utili a ridurre al
minimo gli errori, ma anche il loro perpetuo ripetersi. E’ opportuna una
raccolta di tutti i dati attinenti le operazioni sviluppate nell’Organizzazione
per tradurli, attraverso appropriate elaborazioni, in risorsa informativa, la cui illustrazione sintetica o dettagliata
(nei casi più complessi) è messa in luce nei report. Bisogna prendere atto che l’informazione, alla stregua di qualsiasi prodotto finito, non si
trova allo stato grezzo in natura, ma è il frutto di un processo di elaborazione (assimilabile a quello tecnico di
trasformazione) attraverso il quale il dato
(che costituisce la materia prima) è convertito in informazione e, quindi, in conoscenza
(che rappresenta il prodotto finito).
Autore: Emanuele COSTA
Pubblicato su: Semplice n° 9/Settembre 2012 con il titolo «Controllo di Gestione: l'importanza di un sistema integrato di "information resource"»
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