(segue) - Per
l’analisi del contesto internazionale, una ricerca empirica
potrebbe prendere in considerazione dati panel relativi ad un
determinato periodo storico, utilizzando come variabile economica
indipendente la penetrazione di un paese (o gruppi di paesi) in
Italia, dopo aver, opportunamente, ripartito il territorio in tre
macro aree geografiche, ossia: Nord, Centro e Sud. La ricerca
potrebbe evidenziare, ad esempio, in quale misura l’invasione dei
prodotti “Made in China” sul mercato nazionale incide sul
tasso di disoccupazione giovanile oppure in che modo l’appartenenza
all’Unione Europea impatta sulla medesima variabile economica
oggetto di studio. I risultati possono essere sorprendenti. Da un
lato, potrebbe emergere come la politica di offshoring incida
negativamente sul livello di disoccupazione giovanile mentre,
dall’altro, la membership con l’Europa abbia riflessi
positivi, in barba a chi sostiene che l’Europa e l’euro siano la
“madre di tutti i mali” della situazione in cui versa l’economia
nostrana. Per lo scenario domestico, invece, si potrebbero prendere
in considerazione serie storiche riferite ad uno specifico periodo,
in modo da poter illustrare l’impatto delle principali teorie
economiche, delle credenze popolari e delle politiche pubbliche sul
tasso di disoccupazione giovanile. In questo caso, le variabili
economiche da considerare sono numerose. A titolo esemplificativo e
non esaustivo, le relazioni inflazione/disoccupazione e prodotto
interno lordo/disoccupazione forniscono due importanti informazioni
per verificare la validità delle teorie economiche (Curva di
Phillips e Legge di Okun), così come il fenomeno dell’immigrazione
e appartenenza all’euro possono essere studiati per confermare o
smentire alcune credenze popolari, mentre l’efficacia delle
politiche pubbliche potrebbe essere valutata attraverso il volume
degli investimenti pubblici e la pressione fiscale. Infine, un ruolo
importante, potrebbe essere giocato dal livello di scolarizzazione
dei giovani per verificare in che modo il loro percorso di studi
possa incidere sullo status di disoccupato. In definitiva,
mentre la teoria economica spesso tende a spostare l’orizzonte di
analisi nel lungo periodo, i problemi economici di un paese
richiedono risposte immediate o di breve periodo. Tuttavia, se la
teoria economica insiste nel lasciare il mercato libero di
raggiungere il suo equilibrio nel lungo periodo, allora sarebbe
sufficiente attendere il trascorrere del tempo senza sforzarsi di
trovare oggi politiche pubbliche per risolvere i problemi.
L’importante, però, è essere consapevoli, come ha sostenuto
l’economista britannico John Maynard Keynes (“A Tract on
Monetary Reform”, MacMillan and Company Ltd, 1923),
dell’inutilità di tale attesa, in quanto «nel lungo periodo
siamo tutti morti».
Author: Emanuele COSTA
Published by: Il Nuovo Picchio n° 1/Gennaio 2016 con il titolo «Globalizzazione e disoccupazione giovanile»
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