Negli ultimi mesi,
l’Europa ha concentrato i propri sforzi su un solo obiettivo:
mettere alle corde la Grecia per costringerla a compiere una scelta
difficile di fronte ad un bivio. Abbandonare l’Europa e le sue
stringenti regole in materia di bilancio pubblico oppure piegarsi di
fronte alle pressanti richieste dei creditori internazionali,
imponendo ulteriori sacrifici ad un popolo già provato dagli effetti
prodotti dalla persistente crisi economica unitamente a quelli
indotti dalle precedenti politiche di austerità. A nulla è servito
il voto “di protesta”, che ha portato il partito di sinistra
Syriza al governo del Paese. Nonostante i proclami sostenuti con
vigore in campagna elettorale, una volta conquistato lo scettro del
potere ci si è presto resi conto che i margini di manovra erano (ed
ancora lo sono) palesemente ridotti. E’ l’economia che cambia il
mondo e non la politica. Sono i numeri che combinati tra loro danno i
risultati e non le parole, specie se private del loro più elementare
ed univoco significato. Ad accorgersene, forse per primo, è stato
l’ormai ex Ministro delle Finanze ellenico, il professore Yanis
Varoufakis, che ha pensato di non perdere tempo e mettere nero su
bianco per denunciare questa constatazione di fatto in un libro
dedicato alla figlia e, quindi, a persone “non addette ai lavori”
nell’affascinante contesto della scienza economica (“E’
l’economia che cambia il mondo”, Rizzoli, 2015). La vita
delle persone non può essere condannata per l’eternità a compiere
sacrifici, legando il loro destino ad una sterile elaborazione di
formule matematiche da verificare a tutti i costi. I modelli
costruiti dovrebbero consistere in basi di partenza, di
approfondimento e di indagine sul comportamento delle variabili
economiche e non costituire profezie che si autoavverano. Tuttavia, e
di questo occorre prenderne tristemente atto, ogni forma di
benessere, sia esso organizzativo, sociale o umano si sprigiona da un
rigoroso rispetto di equilibri e regole di convivenza civile e non
potrà mai scaturire dall’attuale disordine che regna sovrano nello
scenario economico mondiale. Ciò che oggi è assente nel
palcoscenico internazionale non sono gli strumenti di studio e
analisi che, spesso e volentieri, sono abusati per voler dimostrare
l’impossibile, ma le primitive regole del buon senso che sono
resuscitate dalla classe politica solo quando è necessario
individuare una via d’uscita di fronte ad un portone spalancato,
facendone pagare le conseguenze ai singoli Cittadini, invocati solo
quando si deve richiamarli al rispetto dei loro “doveri” e non
quando occorre riconoscerne i “diritti”. Ciò che meraviglia è
l’assoluta indifferenza di fronte ad un vortice che lentamente sta
inghiottendo tutto, perpetuando i problemi nel tempo per legittimare
la conservazione del potere da parte di chi già lo detiene.
Author: Emanuele COSTA
Published by: Il Nuovo Picchio n° o7/Luglio-Agosto 2015 con il titolo «Il vuoto oltre il nulla»
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