Ci
risiamo! "Tentar
non nuoce"
recita un famoso detto proverbiale, anche se in circostanze come
questa, a rigor di logica, sarebbe più appropriato affermare:
"Perseverare
è diabolico!".
Ed in vista di una gratifica economica in busta paga a fine mese, mai
questa espressione filosofica si presta ad illustrare una situazione
che sembra nascondere una verità che ha dell'incredibile. Errori in
passato ne sono stati commessi tanti. Non serve elencarli, in quanto
i risultati sono sotto gli occhi di tutti con una tale evidenza che
non è necessario elaborare sofisticate dimostrazioni. E', pertanto,
inammissibile rispolverare meccanismi di politica fiscale per
perseguire finalità che, peraltro, si collocano in controtendenza
rispetto all'obiettivo principale che si ha intenzione di realizzare.
In uno scenario caratterizzato da una profonda recessione, dove i
consumi rappresentano la variabile economica più colpita e
sacrificata dai contribuenti, entra in scena un nuovo salvatore della
Patria: lo "spesometro".
Uno strumento tanto inutile quando dannoso, che spesso è evocato e
usato per stanare coloro che appartengono alla famigerata "Casta
degli evasori".
Una categoria di Cittadini da sempre considerata la principale fonte
di tutti i mali (economico/finanziari) del Bel Paese. L'iniziativa
sarebbe di per sé lodevole se non fosse, da un lato, per alcuni
elementi strutturali che caratterizzano il reddito delle famiglie
italiane e, dall'altro, per la gratificazione che alcune di esse si
apprestano a beneficiare a partire dal prossimo mese. Elargire un
aumento
retributivo
per agevolare e stimolare la ripresa dei consumi sembra fare a pugni
con lo "spesometro",
che si prefigge (proprio tramite la mappatura della spesa del nucleo
famigliare) di far emergere nuova base imponibile da assoggettare a
tassazione. In altre parole, è come invitare il contribuente che ha
appena festeggiato un riconoscimento salariale a spendere questo
"bonus"
ricevuto, per poi, attraverso la misurazione dei consumi,
cercare di individuare se lo stesso può essere gravato da una
imposizione fiscale maggiore. Se così fosse, l'incremento del netto
in busta paga ritornerebbe presto al mittente per altra via. Il
rischio, non calcolato, è che il consumatore potrebbe essere indotto
a privilegiare acquisti "in
nero"
per non incorrere nei controlli del Fisco, vanificando a tutti gli
effetti proprio ciò che lo "spesometro"
si prefiggeva di realizzare, ossia contrastare l'evasione fiscale. Se
si vuole aiutare la ripresa dei consumi occorre mettere a
disposizione dei Cittadini un sistema coordinato di strumenti mirati
a stimolare la domanda di beni e servizi che vanno tutti nella stessa
direzione. Erogare un benefit
per invogliare il contribuente a spenderlo per poi colpirlo proprio
attraverso quella spesa equivarrebbe a lanciare una fune ad un
condannato all'impiccagione. Certamente, potrebbe aiutarlo a saltare
il fosso, sfuggendo al boia. Ovviamente dipenderà da chi sarà più
abile e svelto a acchiappare la fune.
Autore: Emanuele COSTAPubblicato su: Il Nuovo Picchio n° 04-05/Aprile-Maggio 2014 con il titolo «"Ottanta" ... fame di spendere»