E’ trascorso più di un ventennio da quando il
legislatore nazionale aveva percepito l’importanza del ruolo che una Pubblica
Amministrazione efficace, efficiente ed attenta ai bisogni della collettività avrebbe potuto rivestire
nello scenario del Paese. E’ in quest’ottica che, nella speranza di conferire
un nuovo assetto al Sistema Pubblico, aveva progressivamente partorito, seppure
in forma embrionale, i primi provvedimenti in materia, per dare impulso ad un
processo di cambiamento invocato da più parti. Normative più o meno organiche
che, attraverso successivi lifting
fatti di abrogazioni, integrazioni e modifiche
all’impalcatura giuridica esistente, si erano proposte di scalfire, con
crescente incisività, quelle barriere culturali/mentali caratterizzanti ogni
procedimento burocratico adottato dall’Amministrazione Pubblica. Purtroppo, nel
corso degli anni, le regole imposte non sono riuscite a produrre gli effetti
sperati nella sfera giuridica dei Cittadini, perciò nessuno ha potuto ancora
toccare con mano quei benefici che l’autore delle leggi si era prefissato di
offrire. Non si deve, tuttavia, commettere l’errore di attribuire il fallimento
dell’azione alla complessa e difficoltosa interpretazione dei testi normativi,
perché questo va individuato nella mancanza di abilità del vertice
politico/amministrativo nel saper approfittare delle opportunità offerte
dall’ordinamento giuridico. Le resistenze in questa direzione emergono, con
tutta la loro evidenza, quando dietro all’immobilismo amministrativo
unitamente all’incapacità decisionale, si nascondono sterili scuse del
tipo «la legge non lo prevede» oppure «si fa così, perché si è sempre
fatto così», per sfuggire alle pressanti richieste legittime dei
Cittadini. E’ incredibile che, per garantire alla Pubblica Amministrazione una
gestione ispirata ai principi del “pensare
snello” (lean thinking), coloro
che hanno la possibilità di adottare decisioni, anziché sfruttare lo spazio di
libertà nascosto in ciò che la norma non recita espressamente, preferiscono
scatenare tempeste neuronali per ricercare, nella direzione opposta, vincoli e
divieti al potenziale sviluppo e benessere sociale. Gli impedimenti che
artificiosamente si costruiscono all’interno degli Enti Pubblici sono talmente
lampanti che ogni tentativo di miglioramento proposto da risorse umane
intellettualmente oneste è oggetto di immediata sanzione da parte del vertice,
in quanto una Pubblica Amministrazione efficiente potrebbe costituire una
minaccia agli interessi particolari piuttosto che a quelli generali. In questa
prospettiva, per dirla con le parole del filosofo tedesco Arthur SCHOPENHAUER «dovunque
e comunque si manifesti l’eccellenza, subito la generale mediocrità si allea e
congiura per soffocarla».
Autore: Emanuele COSTA
Pubblicato su: Il Nuovo Picchio n° 12/Dicembre 2012 con il titolo «Pubblica Amministrazione, dove sei?»
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