Come è possibile leggere ogni volta sui quotidiani
notizie dalle quali traspare l’incapacità di amministrare un Comune? E’ un
dilemma che spesso ci perseguita in quanto, in qualunque direzione si orienta
la personale opinione, si scopre che i problemi continuano ad esistere, senza
che ad essi si associ una soluzione definitiva. Non è facile entrare nel merito
delle scelte di politica pubblica poiché, spesso, le decisioni che scaturiscono
sono la risultante dello scontro di forze al vertice, per fare in modo che
l’equilibrio interno rimanga invariato, piuttosto che di energie che, facendo
oscillare la bilancia, partoriscono conseguenze in grado di produrre gli
effetti desiderati. E’ così che il Cittadino, sfogliando le pagine del giornale
per conoscere quali importanti decisioni impatteranno sul territorio locale
(anche se la situazione non muta a livello nazionale), scopre che nulla è
risolto. Anzi, è facile che si stanchi la vista a furia di assistere a continue
polemiche su ciò che un’Amministrazione fa o non fa per la comunità che
governa. Senza entrare nel dettaglio di alcune fattispecie che riguardano il
pubblico agire nel suo pieno significato del termine (di cui validi esempi si
trovano nelle pagine che precedono questa lettura), si percepisce una perenne
insoddisfazione, perché le decisioni sono assunte per celare la vera identità
della finalità che si intende perseguire e non per risolvere problemi reali,
quelli vicini al Cittadino ed alle sue necessità. La volontà di agire per il
benessere collettivo è oculatamente mascherata in modo da rendere gradevole le
sembianze del corpo che porta avanti le decisioni. Ciò che però è esternato,
purtroppo, è sempre il prodotto di una serie di compromessi, piuttosto che di
una condivisione convergente su concreti obiettivi realizzati e preceduti da
analisi costi/benefici, in cui l’esito si è risolto a favore di questi ultimi.
Non si tratta di fantapolitica, perché in fondo non occorre tanta fatica.
Anziché sbandierare al popolo di essere onorati di appartenere alla squadra che
ha saputo garantire il mantenimento degli equilibri (e anche dei problemi),
sarebbe più opportuno far tesoro di alcuni suggerimenti alternativi: quello
dello scrittore americano Arthur BLOCH, quando sostiene che «il lavoro di
équipe è sempre essenziale, perché consente di dare colpe a qualcun altro»
o, se si preferisce, quello del teologo statunitense Tryon EDWARDS, quando
afferma che «il compromesso non è altro che il sacrificio di una cosa buona
o giusta fatta nella speranza di conservarne un’altra, anche se spesso si
finisce per perderle entrambe».
Autore: Emanuele COSTA
Pubblicato su: Il Secolo XIX del 27 luglio 2008 con il titolo «Politiche locali, benefici non sempre al cittadino»
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