Non passa giorno senza un
bombardamento a tappeto, da parte dei media (social o meno),
sullo stato in cui versa la situazione economico/finanziaria del Paese.
Ovviamente, per la componente governativa, tutto sta procedendo secondo i
piani, ossia al meglio. I provvedimenti di matrice maggioritaria stanno
producendo quegli effetti positivi per i quali sono stati faticosamente
approvati. In altre parole, non solo si incomincia a scorgere la luce in fondo
al tunnel, anzi l'Italia ne è già fuori e si sta incamminando, anche se
lentamente, verso la ripresa economica. E' solo una questione di tempo, si
tratta di avere ancora un po' di pazienza. Peccato che, come spesso accade, non
sia fornita anche la dimensione temporale necessaria affinché quella pazienza
diventi, finalmente, un brutto ricordo. Per i detrattori, al contrario, le norme
emanate in materia economica non si stanno convertendo in benefici tangibili. I
sospirati miglioramenti della congiuntura tardano a verificarsi o, nel caso di
un leggero segnale di ripresa, si tratta solo di un cosiddetto "fuoco
di paglia" destinato a spegnersi al primo alito di vento. Chi ha
ragione? E' nella normalità delle cose che ogni colore politico cerchi di
tirare l'acqua al proprio mulino, in modo da tentare di amicarsi le simpatie
del Cittadino, visto non come soggetto con bisogni da soddisfare, ma come
individuo in grado di esprimere una preferenza in prospettiva della prossima
consultazione elettorale. E' il classico gioco delle parti. Se si invertono i
ruoli, il risultato non cambia! E' giunta l'ora di prendere coscienza che ogni
decisione governativa, qualunque sia la tessera politica di appartenenza,
sembra sempre più fondata sul principio della "eterogenesi dei fini",
coniata dal filosofo tedesco Wilhelm Maximilian
WUNDT per definire "conseguenze
non intenzionali di azioni intenzionali". In altre parole, si prendono
decisioni con scopi ben precisi che si risolvono in tutt'altro, spesso
nel loro contrario. Per uscire da questo meccanismo, può essere utile stimolare
la propria immaginazione e porsi qualche domanda, anche provocatoria, fuori da
qualsiasi schema stereotipato. Potrebbe essere un esercizio interessante,
soprattutto con la prospettiva di non illudere quella massa di giovani che, in
un prossimo futuro, potrebbero trovarsi a ciondolare come anime disperate in
mezzo ad una strada, in cerca di quell'Eldorado rappresentato da un
posto di lavoro. Ad oggi, l'unica speranza per loro può sintetizzarsi
nell'affermazione di Herbert HOOVER (trentunesimo Presidente degli Stati
Uniti d'America): «Beati i giovani perché erediteranno il debito pubblico».
E non è un caso se questa citazione sia stata formulata da uno statista che si
è trovato ad affrontare la fase più acuta della Grande Depressione degli Anni
Trenta. Un motivo ci sarà stato! - (continua).
Author: Emanuele COSTA
Published by: Il Nuovo Picchio n° 2/Febbraio 2016 con il titolo «Economia immaginaria: utopia o triste realtà (prima parte)»