La missione “Qe”
è iniziata! Con l’operazione di alleggerimento quantitativo, il
cosiddetto “quantitative easing” (“Qe”)
secondo la terminologia anglosassone, la Banca Centrale Europea si
prefigge l’ambizioso target di uscire dalla recessione e,
nello specifico, dalla deflazione, sperando di riportare la crescita
dei prezzi dall’area negativa ad un più “normale” due
per cento annuo. L’effetto primario era scontato e pare ampiamente
realizzato: una riduzione del rendimento dei titoli di Stato. Occorre
però sgomberare il campo dalle illusioni. Il calo dei tassi
conseguenti all’operazione di acquisto massiccio da parte delle
Banche Centrali non corrisponde ad una migliore performance
della situazione economica nazionale, ma solo ed esclusivamente ad un
aumento del prezzo cui sono quotati i bond governativi per
effetto di un parallelo incremento della loro domanda sul mercato. In
altre parole, tassi di interessi più bassi sono solo il frutto di
una sensazione e non il risultato di un dato di fatto. E’ come aver
iniettato morfina nel corpo del sistema economico. Potrà sembrare
che la situazione sia in via di miglioramento, mentre la congiuntura
reale rimane negativa. Non serve drogare il mercato per farlo
apparire profondamente migliore di quello che, al contrario,
rispecchia la realtà. Se la riduzione virtuale dei tassi di
interesse può essere tradotto, sulla carta, in un minore onere
finanziario sui titoli del debito pubblico, è importante comprendere
come sarà destinato il corrispondente risparmio di spesa. E questo
può seguire due strade differenti. Da un lato, può contribuire a
ridurre lo stock di titoli in circolazione, attraverso un loro
rimborso anticipato (che, alle quotazioni attuali, è poco appetibile
... bisognava pensarci qualche anno fa, quando tassi di interesse
bassi erano affiancati a quotazioni depresse). Dall’altro, può
spingere il Governo a finanziare altre spese, con il rischio che, in
futuro, la dimensione del debito pubblico sia aumentata a dismisura,
vanificando il temporaneo beneficio del “quantitative
easing”. E’ dal lontano 1996 che i tassi di interesse,
salvo una breve parentesi, sono andati riducendosi, eppure nessun
beneficio ha fatto seguito. Anzi, la spesa pubblica è aumentata,
così come l’entità del debito pubblico. Ed i risultati raggiunti
sono, oggi, sotto gli occhi di tutti! All’epoca non c’era lo
strumento dell’alleggerimento quantitativo messo in campo dalla
Banca Centrale Europea, oggi esiste. Servirà a qualcosa oppure si
tradurrà nel classico “buco nell’acqua” in puro stile
italiano? L’augurio è che allo strumento dell’alleggerimento
quantitativo non faccia seguito un analogo alleggerimento del
portafoglio delle famiglie italiane, costrette da sempre a pagare gli
errori di decisioni sbagliate o di risultati contrari a quelle che
erano le più rosee aspettative.
Author: Emanuele COSTA
Published by: Il Nuovo Picchio n° o2/Febbraio 2015 con il titolo «Alleggerimento monetario per chi?»