23 April 2012

Politica monetaria espansiva: genesi dei problemi?

La teoria macroeconomica consolidata ha trasmesso, nel corso degli anni, la profonda convinzione che un aumento quantitativo della massa monetaria in circolazione generi automaticamente un innalzamento del tasso di inflazione. L'incremento dei prezzi, a sua volta, produce un effetto "dannoso" sulla dimensione reale della moneta poiché si traduce in una riduzione del potere di acquisto dei consumatori. Per i Paesi aderenti alla moneta unica europea, la leva della politica monetaria non è più in mano ad ogni singola Banca Centrale, ma è manovrata da un solo organismo sovranazionale decisore di matrice comunitaria, la Banca Centrale Europea (BCE), che con strumenti di azione diversificati impatta più o meno direttamente sul mercato delle attività finanziarie. E' sufficiente richiamare alla memoria la storia recente, dal momento in cui il comportamento adottato dall'Istituto governato da Mario DRAGHI si è orientato verso la progressiva apertura dei rubinetti del credito, inondando di liquidità le diverse economie nazionali sovrane. Questo "fenomeno alluvionale" di natura monetaria trova alimentazione da due differenti fonti: innanzitutto quella che nasce da operazioni di mercato aperto, l'altra che sorge dall'allentamento dei flussi che sgorgano dalla diga creditizia. Il primo modello interventista, iniziato nell'agosto del 2011, ha interessato l'acquisto sul mercato secondario dei titoli del debito pubblico di quei Paesi membri investiti da un'onda di piena speculativa senza precedenti. Il rischio - calcolato - che al fenomeno in questione potesse affiancarsi quello connesso ad un più generale panic selling con effetti destabilizzanti incalcolabili, ha indotto la BCE ad agire sulla leva della politica monetaria. In altre parole, era necessario ma non sufficiente, evitare che gli effetti depressivi sulle quotazioni dei titoli del debito sovrano di uno stato membro si propagassero a quei paesi con i conti pubblici in ordine, minandone alla base gli indici di solvibilità finanziaria del loro stock di bond governativi in circolazione ed in corso di emissione. La BCE ha iniziato, così, a tessere una ragnatela per intrappolare all'interno dell'eurozona quegli Stati che, se lasciati liberi di volare durante il tornado speculativo in atto, avrebbero potuto essere spazzati via, mettendo a repentaglio sia le radici storiche, economiche, sociali e politiche che hanno portato faticosamente alla costruzione della casa comune europea, sia, in ultima analisi, la stessa sopravvivenza dell'Istituto Centrale Europeo, che avrebbe perso le ragioni della sua esistenza, con il rischio di essere declassato a semplice organismo di indirizzo e/o consultivo. Quindi, lo strumento della politica monetaria espansiva si configura come la soluzione dei problemi oppure, più acriticamente, come la genesi degli stessi?
Autore: Emanuele COSTA
Pubblicato su: Il Nuovo Picchio3/Marzo 2012 con il titolo «Politica monetaria espansiva: genesi dei problemi?»

1 comment:

  1. Molto interessante, mi hanno colpito sopratutto le ultime frasi..quando si parla della BCE.
    In ogni classe o gruppo (BCE) c'è sia chi gioca il ruolo del leone (GER) che il ruolo dell'agnello (SPA, ITA, GRE).
    Studiando la storia dell'economia si capisce come la finanza abbia delle crisi cicliche che andrebbero risolte alla radice. In realtà nelle varie crisi, i "controllori" dell'economia internazionale hanno cercato di mettere delle pezze.. ma non di risolvere il tutto...
    Bisogna eliminare la speculazione forsennata perché senza speculazione ci sarebbe più ossigeno per le persone. Come? Regolare meglio i mercati.

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